Vladimir Putin (foto LaPresse)

Il gas nervino di Putin avvelena anche il Consiglio europeo

David Carretta

È colpa della Russia? Che fare in caso di un'escalation? I capi di Stato e di governo dell'Ue si dividono sulla reazione all'attacco di Salisbury contro l'ex spia Serghei Skripal e la figlia

Bruxelles. Oltre alla conferma per un quarto mandato come presidente nelle scontate elezioni di domenica, Vladimir Putin sta ottenendo un'altra vittoria di importanza strategica maggiore questa settimana: i capi di Stato e di governo dell'Unione Europea sono nuovamente spaccati sulla risposta da apportare all'attacco con un agente nervino nel Regno Unito e, più in generale, sulla strategia da tenere nei confronti della Russia. Gli sherpa dei leader hanno bisticciato sul linguaggio delle conclusioni del Consiglio europeo sull'attacco di Salisbury contro l'ex spia Serghei Skripal e la figlia. L'oggetto del contendere era se attribuire la responsabilità alla Russia, come avevano già fatto Regno Unito, Francia e Germania sottolineando che è “altamente probabile”. Oppure se restare sul vago dicendo che l'Ue “prendere molto sul serio” la versione britannica sulla responsabilità russa, come avevano fatto i ministri degli Esteri nella loro riunione di lunedì perché Italia, Grecia, Cipro e Ungheria erano contrari a puntare direttamente il dito contro Mosca. La nuance è importante, perché oltre alla questione della responsabilità, dietro a quelle parole c'è la risposta alle domande “come reagire a Salisbury?” e “che fare in caso di escalation di Putin?”.

 

L'attacco di Salisbury è “parte di uno schema di aggressioni contro l'Europa e suoi vicini, dai Balcani occidentali al Medio Oriente”, ha detto il premier britannico, Theresa May, prima del Consiglio europeo: “le minacce russe non rispettano le frontiere”. Secondo la stampa britannica, May avrebbe chiesto ai partner europei di espellere spie russe, come ha fatto lo stesso Regno Unito in rappresaglia all'attacco di Salisbury. La Lituania ha risposto positivamente e una decisione sarà presa “nel futuro prossimo”, ha annunciato la sua presidente Dalia Grybauskaite. Il presidente del gruppo del Partito Popolare Europeo all'Europarlamento, Manfred Weber, è favorevole a preparare nuove sanzioni. “La Russia ha lanciato una guerra moderna non dichiarata contro l'Ue con l'obiettivo di destabilizzare l'Ue”, ha detto Weber: “ulteriori sanzioni non devono essere tolte dal tavolo, non per deciderle subito, ma dobbiamo mostrare che siamo pronti a andare oltre, se non vediamo da parte russa un'evoluzione positiva”. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, è riuscito a far passare nella bozza di conclusioni la necessità per l'Ue di rafforzare le proprie difese di fronte alle varie aggressioni russe: “rischi chimici, biologici, radiologici e legati al nucleare”, ma anche “minacce ibride, inclusi nei settori digitali, della comunicazione strategica e della contro-intelligence”. Ma altri leader sono molto meno entusiasti di fronte alla prospettiva di altre misure punitive contro Putin. Il premier greco, Alexis Tsipras, ha sottolineato che è ancora necessario “indagare” e “essere molto responsabili su questa questione”. Quello lussemburghese Xavier Bettel ha spiegato di essere stato un “avvocato penalista” e che il suo principio è “ascoltare prima di decidere”. L'Italia è stata in prima linea nell'opporsi a rendere più esplicite le accuse a Mosca nelle conclusioni del Consiglio europeo.

 

La profonda spaccatura sulla Russia è diventata sempre più evidente anche ai vertici delle istituzioni Ue. L'Alto rappresentante, Federica Mogherini, ha usato la necessità di preservare “l'unità” dell'Ue come strumento per annacquare le conclusioni dei ministri degli Esteri. Incurante di Salisbury, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha scritto una lettera di congratulazioni a Putin per la sua rielezione, spiegando di aver “sempre sostenuto che relazioni positive tra l'Ue e la Federazione russa sono cruciali per la sicurezza del nostro continente” e che “il nostro obiettivo comune dovrebbe essere di restaurare un ordine di sicurezza pan-Europeo cooperativo”. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha risposto che “dopo l'attacco di Salisbury” non era “dell'umore di celebrare la riconferma del presidente Putin”. “Io ho deciso di non congratularmi, in particolare dopo l'attacco sul territorio del Regno Unito”, ha detto la lituana Grybauskaite: di fronte a Putin “non c'è spazio per la diplomazia barocca” come quella di Juncker. Una cacofonia simile sulla Russia si era sentita anche nel 2014, dopo l'annessione della Crimea e l'intervento nell'Ucraina dell'est. Allora ci volle l'abbattimento del volo 17 della Malayisian Airlines e la morte di 300 persone (di cui 200 cittadini europei) per spingere i leader Ue a trovare un po' di unità sulla Russia e le sanzioni. Nell'era della Brexit, il primo attacco con un agente chimico militare sul territorio di un paese europeo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non appare sufficientemente grave da prendere sul serio Putin.