David Davis (a sinistra) e Michel Barnier (foto LaPresse)

Il Regno Unito fa un altro passo verso la Brexit

David Carretta

I negoziatori Davis e Barnier annunciano l'intesa sul periodo transitorio che si concluderà il 31 dicembre 2020. Ma sull'Irlanda del nord la soluzione è ancora lontana

Bruxelles. Il Regno Unito ha fatto un altro passo verso la Brexit, dopo che Michel Barnier e David Davis hanno trovato un'intesa sul periodo transitorio dopo l'uscita di Londra e su gran parte del testo giuridico sul ritiro ordinato dall'Unione Europea, anche se la questione Irlanda rischia ancora di far deragliare il processo. Senza i drammi di dicembre, quando Theresa May fu costretta a volare a Bruxelles all'alba per fare un compromesso su diritti dei cittadini e conto della Brexit, ma con un paio di notti in bianco per gli oltre 150 negoziatori, Barnier e Davis questa mattina hanno annunciato alcune concessioni minori che permetteranno ai capi di Stato e di governo dei 27 di constatare progressi sufficienti e passare ai negoziati sulle relazioni future.

 

Davis ha accettato di concedere ai cittadini europei che arriveranno durante il periodo transitorio gli stessi diritti di quelli che si troveranno nel Regno Unito prima della data d'uscita, il 29 marzo 2019. Davis ha anche dato il suo accordo per far concludere il periodo transitorio il 31 dicembre del 2020 come volevano gli europei. In cambio, Barnier ha annunciato che l'Ue permetterà al Regno Unito di negoziare e firmare accordi di libero scambio con i paesi terzi durante la transizione, anche se entreranno in vigore solo dal 1 gennaio 2021. “Ci siamo messi d'accordo questa mattina su ampia parte di quel che costituirà l'accordo internazionale per ritiro ordinato del Regno Unito”, ha spiegato il capo-negoziatore per l'Ue, Michel Barnier. “Un buon accordo sulla Brexit è più vicino che mai”, ha risposto il ministro britannico per l'uscita dall'Ue, David Davis.

 

L'intesa sul periodo transitorio serve soprattutto al governo di Theresa May per evitare la grande fuga delle imprese dal Regno Unito a causa del rischio di un'uscita disordinata tra poco più di un anno. “Le imprese non dovranno rinviare decisioni di investimento o correre a mettere in atto piani d'emergenza” per il rischio di un mancato accordo sulla Brexit, ha spiegato Davis: “Ora hanno la certezza sui termini che saranno applicati immediatamente dopo il nostro ritiro, il che significa che potranno continuare a operare e investire con fiducia”.

 

Con l'intesa di questa mattina, l'Ue ha evitato di dare l'impressione di voler essere punitiva, in particolare nel momento in cui May e il suo governo chiedono solidarietà per l'attacco della Russia con l'agente nervino Novichok sul suo territorio. Inoltre anche i governi dei 27 sono sotto pressione delle loro imprese per avere garanzie su quali saranno le condizioni per fare affari nel e con il Regno Unito. Dopo l'annuncio di Barnier e Davis, i leader dei 27 dovrebbero adottare linee guida sui negoziati per le relazioni future, cioè un accordo di libero scambio accompagnato da una partnership su sicurezza e politica estera. Ma le trattative sul testo legale dell'accordo di ritiro del Regno Unito devono concludersi entro il prossimo autunno per dare il tempo ai parlamenti europeo e britannico di ratificarlo. E il compito non sarà facile. Sulla separazione sono stati fatti passi avanti sulle procedure doganali, la circolazione dei prodotti e la loro sorveglianza, gli impegni del Regno Unito nel settore nucleare o la protezione dei marchi europei”, ha detto Barnier. Per contro, i negoziati dovranno proseguire su questioni come “le indicazioni geografiche, la protezione dei dati e il riconoscimento automatico delle sentenze”. Ma le divergenze maggiori riguardano i nodi di due linee rosse – una europea sull'Irlanda e l'altra britannica sulla Corte di giustizia dell'Ue – che sembrano difficili da sciogliere. “Ci resta da avanzare su due ponti di divergenza di primaria importanza: la governance dell'accordo di ritiro e le questioni legate all'Irlanda e all'Irlanda del Nord”, ha detto Barnier.

  

  

Su entrambi i punti, l'Ue si aspetta che il governo May capitoli come già accaduto sugli altri contenziosi maggiori (conto della Brexit, diritti dei cittadini prima e durante il periodo transitorio, rispetto delle norme sulla concorrenza nelle relazioni future). La creatività giuridica potrebbe aiutare la ricerca di un compromesso sul ruolo della Corte Ue. Ma sull'Irlanda la soluzione proposta dagli europei – un'area normativa comune tra l'Irlanda del Nord e l'Ue – rimane inaccettabile per May, perché equivarrebbe a rinunciare alla sovranità su parte del territorio del Regno Unito e spostare la frontiera fisica nel Mar d'Irlanda che separa l'isola irlandese dalla Gran Bretagna. Con l'uscita del Regno Unito dall'unione doganale, l'Ue per contro non vede la possibilità di trovare – come vorrebbe May – soluzioni pragmatiche nell'ambito delle relazioni future per evitare le frontiere fisiche necessarie a realizzare i controlli doganali tra Irlanda e Irlanda del Nord. “Nothing is agreed until everything is agreed”, ha insistito Barnier: non c'è accordo su niente fino a quanto non c'è accordo su tutto. Irlanda compresa.