Cosa sappiamo finora sul caso della spia russa avvelenata

Enrico Cicchetti

Il caso di Sergei Skripal e quello di Nikolai Glushkov, le indagini e le scoperte sull'agente nervino, le reazioni internazionali. Tutto quello che c'è da sapere sulla crisi tra Mosca e Londra, che è la più grave degli ultimi anni

Lunedì 12 marzo era stata il primo ministro britannico Theresa May a definire "molto probabile" che l'avvelenamento dell'ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia, trovati in condizioni critiche su una panchina di un centro commerciale di Salisbury, fosse opera del Cremlino. Oggi il ministro degli esteri Boris Johnson cambia avverbio: è "assolutamente probabile" che l'ordine di colpire l'ex spia sia partito direttamente da Vladimir Putin. "Noi crediamo che sia probabile in modo schiacciante - ha insistito Johnson - che sia stata sua la decisione di usare un agente nervino nelle strade della Gran Bretagna, dell'Europa, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale".

  

La replica di Mosca non si è fatta attendere. E' "imperdonabile" chiamare in causa il presidente Putin, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. "Abbiamo detto a differenti livelli e in diverse occasioni che la Russia non ha nulla a che fare con questa storia. Ogni riferimento al nostro presidente non è altro che una malcondotta diplomatica imperdonabile e sconvolgente". Peskov ha anche anticipato che le contromisure della Russia in risposta alle azioni dichiarate da Theresa May, che il 14 marzo ha annunciato il ritiro di 23 diplomatici russi dal paese, "sono attese in ogni momento, non ci metteranno molto ad arrivare", precisando che "tutte le misure saranno pensate con attenzione e rispetteranno gli interessi di Mosca".

  

Chi è Sergei Skripal

Sergei Skripal, 66 anni e un passato da doppio agente russo che passava i segreti a Londra, e sua figlia di 33 anni sono stati trovati privi di conoscenza su una panchina di Salisbury. I due sono ancora in ospedale, in situazione critica. Nel 1995 l'intelligence britannica recluta Skripal, allora un ufficiale dell'intelligence militare russa. Inizia a passare i segreti di stato russi al servizio segreto della Gran Bretagna, noto anche come MI6. Nel 1999 l'uomo lascia l'esercito con il grado di colonnello. Continua a trasmettere segreti di stato anche dopo il suo ritiro, secondo l'FSB. Si unisce al ministero degli Esteri russo, che lascia nel  2003. Non è del tutto chiaro se sta ancora passando dei segreti di stato russi nel Regno Unito. Un anno dopo Skripal viene preso in custodia vicino a casa sua a Mosca. Nel 2006 si dichiara colpevole ed è condannato per "alto tradimento" a 13 anni di prigione. Ma l'8 luglio 2010, Skripal viene graziato dall'allora presidente russo Dmitry Medvedev. Lui e altre tre spie vengono rilasciati nel Regno Unito e negli Stati Uniti, in cambio di 10 agenti russi "dormienti" in America. E' il più grande scambio di spie tra Washington e Mosca dalla fine della Guerra fredda.

 

La Timeline del giorno dell'avvelenamento

  • Alle 14:40 del 3 marzo Yulia Skripal atterra all'aeroporto di Londra Heathrow con un volo dalla Russia.
  • Il 4 marzo, alle 13:40, Skripal e sua figlia arrivano al parcheggio nel centro commerciale di Salisbury.
  • La polizia ha detto che la coppia è andata al pub The Mill prima e al ristorante italiano Zizzi alle 14:20, dove rimane fino alle 15:35.
  • Alle 16:15 i servizi di emergenza ricevono la prima segnalazione di un incidente.
  • Poco dopo la polizia trova la coppia su una panchina fuori da Zizzi in una "condizione estremamente seria".
  • Il sergente Nick Bailey, il poliziotto che per primo è arrivato a casa degli Skripal, inala il nervino. E' il terzo contaminato più grave.

   

Le indagini

Non è ancora chiaro come Skripal e sua figlia siano stati avvelenati. L’indagine è guidata dall’unità antiterrorismo della polizia britannica e coinvolge centinaia di agenti che hanno raccolto anche centinaia di testimonianze e video di telecamere a circuito chiuso. Secondo Bbc, nell'indagine sono coinvolti 220 agenti di polizia, 50 ufficiali dei vigili del fuoco, 250 ufficiali specializzati e 200 soldati. In totale 46 persone sono state curate per essere entrate in contatto con il veleno, diversi negozi sono stati chiusi e bonificati. Gli investigatori hanno identificato 131 persone che potrebbero essere entrate in contatto con l'agente nervino. Nessuno ha mostrato alcun sintomo. Ci sono, ovviamente, poche informazioni sugli ultimi sviluppi della vicenda. Ora la domanda sulla quale si stanno interrogando media e cittadini britannici, definita dal commissario della polizia metropolitana Neil Basu "l'obiettivo principale" dell'inchiesta, è come sia arrivato il veleno in Gran Bretagna

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Il veleno

"Abbiamo identificato un agente nervino", aveva detto mercoledì scorso Mark Rowley, capo dell’antiterrorismo della polizia metropolitana inglese, un uomo che ha sventato “23 attentati terroristici” sin dal suo incarico nel 2013, e che sarebbe dovuto andare in pensione proprio in questi giorni, ma come nei migliori romanzi spionistici è stato trattenuto in servizio da una storia che sembra uscita dalla penna di Le Carré. Una “sostanza rara”, ha aggiunto il ministro dell’Interno Amber Rudd prima di lanciarsi nelle minacce di rito: “Agiremo senza esitazioni, si chiariranno le circostanze” di un “tentativo di omicidio commesso nel modo più pubblico e crudele” e, soprattutto, va detto, imbarazzante per il governo. Il nervino, infatti, rispetto per esempio al tallio, che pure era stato indicato come possibile veleno usato a Salisbury, è un agente vietato dalle convenzioni internazionali. 

 

Nei giorni seguenti i britannici hanno sostenuto che l'agente nervino fosse Novichok, una sostanza sviluppata e prodotta solo a Shikhany, sede di un centro di ricerca militare nella Russia centrale, a quasi 1000 chilometri da Mosca. Hamish de Bretton-Gordon, un esperto di armi chimiche interpellato dal  Guardian, ha spiegato che nella cittadina c'era un importante centro di ricerca scientifica e chimica. L'esperto ha detto che l'informazione è contenuta in un rapporto presentato diversi anni fa dalla Russia all'organismo internazionale che controlla le armi chimiche, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw). Il governo britannico ha chiesto all'Opcw di indagare sull'uso del Novichok nel tentato omicidio di Salisbury. Ora il Daily Telegraph, citando fonti d'intelligence, sostiene che l'agente nervino era stato messo nella valigia di Yulia Skripal prima della sua partenza da Mosca per andare a trovare il padre, come di consueto in coincidenza con l'anniversario della morte della madre. Della sostanza tossica sarebbe stato impregnato un indumento o un flacone, oppure sarebbe stata contenuta in un regalo per il padre aperto all'arrivo.

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I precedenti

Con le elezioni russe del 18 marzo che si avvicinano, scriveva su queste colonne Cristina Marconi, c’è un preoccupante fermento nell’aria, fermento che Mikhail Khodorkovsky, in un'intervista di martedì al Daily Beast, spiega suggerendo che Putin sia entrato in una nuova fase: “Si vede sulla scena internazionale, minaccia i governi stranieri, costringendoli ad amarlo”. E Londra sembra essere il teatro di ogni intreccio.

Basti pensare a Rob Goldstone, corpulento addetto stampa di un musicista figlio di un uomo d’affari russo e intermediario nell'organizzare l'incontro tra Donald Trump Jr e un’avvocatessa russa. Solo un “utile idiota”, si è definito il cittadino britannico, raccontando come fin da subito avesse avuto il sospetto che fosse meglio tirarsi indietro dall’operazione.

O a Christopher Steele, l’uomo che aveva guidato le indagini dell’MI6 nella morte di Litvinenko e anche l’uomo del dossier incendiario sui legami russi di Donald Trump. E colui che potrebbe aver reclutato Skripal a Mosca in passato. E anche l’oggetto di un lungo e approfondito articolo del New Yorker uscito pochi giorni fa, dove tra le altre cose si rivela che Steele, che ha fondato una sua agenzia di intelligence nel 2009, avrebbe scritto alla fine del 2016 un memo in cui si denunciano le pressioni di Mosca per nominare qualcuno di più filorusso di Mitt Romney come segretario di stato, con i risultati che si conoscono.

Oppure l'uomo d'affari russo Boris Berezovsky, costretto in esilio in Gran Bretagna, in quanto principale finanziatore delle opposizioni politiche a Putin. Nel 2013 Berezovsky fu trovato impiccato nel bagno della sua casa di Berkshire, nei pressi di Londra.

Il sito americano Buzzfeed a giugno scorso ha visto un rapporto dei servizi segreti americani dal contenuto molto interessante considerati gli eventi di questi giorni: sostiene che quattordici persone che erano obiettivi della Russia sono state uccise in anni recenti in Gran Bretagna ma le loro morti sono state classificate come “non sospette” dalla polizia inglese (di queste non fa parte la morte di Aleksandr Litvinenko, ucciso con il polonio nel 2006 dall’intelligence russa). Intanto il governo britannico ha fornito la scorta agli altri esuli russi a Londra. Uno dei più illustri, Mikhail Khodorkovsky, ha commentato: “Se Putin darà l’ordine di eliminarmi, difendermi non sarà facile”. 

Per approfondire:

  

Il caso Glushkov

E poi c'è un altro nemico di Putin e amico di Berezovsky: l'ex direttore dell’Aeroflot ed esule russo Nikolai Glushkov, trovato morto il 13 marzo scorso nella sua casa londinese, nella zona di New Malden. Venerdì 16 marzo, la polizia del Regno Unito ha avviato un'indagine per omicidio. Secondo Scotland Yard, Glushkov è morto per "compressione al collo", ma non ci sono prove che lo colleghino agli incidenti a Salisbury. Glushkov era stato incarcerato nel 1999 per cinque anni con l'accusa di riciclaggio di denaro e frode. Dopo aver ricevuto un'altra condanna sospesa per frode nel 2006, è fuggito nel Regno Unito per cercare asilo politico ed è diventato un forte critico del presidente russo. È comunque possibile che Glushkov si sia sucidiato: avrebbe dovuto presentarsi a un’udienza nella quale Aeroflot gli chiedeva circa 100 milioni di danni, e aveva già venduto la casa per pagare gli avvocati. 

 

Disinformazione russa

In questi giorni la crisi tra Mosca e Londra, che è la più grave degli ultimi anni, è combattuta non solo a colpi di gas nervino ma anche con una precisa strategia comunicativa. La retorica usata dal Cremlino e dall'ambasciata russa nel Regno Unito ricalca quella già usata in altre occasioni, come nel caso dell'avvelenamento al polonio di Alexandr Litvinenko, nel 2006. Un'analista della propaganda russa, Paula Chertok, ha quindi messo insieme tutti i tweet dell'ambasciata a Londra – che è stata con i suoi cinguettii velenosissimi uno dei principali strumenti di comunicazione e provocazione a favore del Cremilno –dall'avvelenamento di Skripal a oggi e ha proposto un'analisi interessante della strategia comunicativa russa. L'obiettivo principale di Mosca, osserva Chertok, è quello di manipolare e oscurare i fatti, usando una strategia in cui il Cremlino si è sempre considerato molto abile, quella del complottismo. L'ambasciata russa ripete quasi sempre le stesse parole o le stesse frasi. "Speculazioni", "campagna anti Russia", "denigrazione della Russia", "demonizzazione della Russia", sono il vocabolario ricorrente usato dai diplomatici di Mosca. Il tutto accompagnato anche da toni più canzonatori dei britannici. L’Unione europea, la Nato e gli Stati Uniti si sono schierati dalla parte di Londra, che ha anche chiesto la convocazione di una seduta del Consiglio di sicurezza al Palazzo di Vetro, dove il vice ambasciatore britannico Jonathan Allen ha detto che la Russia ha usato "un'arma così orribile da essere messa al bando in guerra". Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito hanno rilasciato una dichiarazione congiunta nella quale sostengono che il coinvolgimento russo è "l'unica spiegazione plausibile". Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha detto che "il Regno Unito non è solo" e la Russia ha sottovalutato la "determinazione e l'unità" degli alleati di Londra.

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