Due militari durante i rilievi a Salisbury, dove sono è stata avvelenata l’ex spia russa Sergei Skripal (Foto LaPresse)

Novichok, la generazione di agenti nervini nata per essere perfetta

Micol Flammini

Storia della sostanza sfuggente, segreta e letale e del suo lungo viaggio dall’ Uzbekistan fino a Salisbury

Roma. E’ stato un nome sconosciuto fino agli anni Novanta, poi venne pronunciato per la prima volta ad alta voce da uno scienziato, ma rimase ignoto ai più e tale sarebbe rimasto se lunedì non fosse finito in bocca a Theresa May. “Novichok” in russo vuol dire novizio, principiante o addirittura pivello, ed è la denominazione di una delle ultime generazioni di agenti nervini sviluppati in Unione sovietica e sarebbe stato utilizzato anche per avvelenare l’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia.

 

La Russia non ha mai confermato lo sviluppo di un programma Novichok, a svelarne l’esistenza fu Vil Mirzayanov, uno scienziato che dopo aver passato la giovinezza nei laboratori sovietici in cui venivano create le armi chimiche venne preso dai sensi di colpa e rivelò al mondo gli studi messi a punto fino a quel momento: “Ero impegnato in un’impresa criminale”, disse. Sul lavoro svolto all’interno di questi laboratori vigeva la segretezza più assoluta, ma era il 1992, l’Urss non esisteva più, Mosca avrebbe firmato l’anno successivo la Convenzione sulle armi chimiche e Mirzayanov, insieme al collega Lev Fedorov, pubblicò un lungo articolo sul settimanale Moskovskiye novosti. I due scienziati scrissero non solo che la Russia non aveva abbandonato le sue ricerche nel settore delle armi chimiche, ma che era riuscita a sviluppare nuovi agenti nervini.

 

I laboratori russi sono sempre stati l’eccellenza nel campo, da lì provengono il sarin, il soman, il tabun, la lewisite, il gas vx e l’iprite. Ma il Novichok era qualcosa di più, era una sostanza binaria, fino a otto volte più potente del gas nervino, una formula sofisticata composta da due sostanze innocue finché non vengono miscelate, una particolarità unica che fa del Novichok un’arma chimica trasportabile. Nel 1998, Vladimir Uglev, un altro scienziato che lavorava nei laboratori sovietici, rivelò al Washington Post un’ulteriore caratteristica di questa ultima generazione di agenti nervini: il Novichok può anche essere congelato. Era l’arma sfuggente e perfetta. Mirzaynov venne arrestato e poi rilasciato, le sue affermazioni furono bollate come bugie, abbandonò la Russia e trovò asilo negli Stati Uniti dove vive tuttora, Fedorov invece è morto l’anno scorso. I due scienziati rivelarono che gli studi sulla quarta generazione di agenti nervini erano iniziati negli anni Settanta e decisero di denunciare il lavoro che si svolgeva nei laboratori perché contravveniva agli accordi del 1990 tra Stati Uniti e Russia che prevedevano la distruzione degli armamenti chimici. Secondo quanto dichiarato da Miryazanov, il Novichok era stato prodotto solo in quantità sperimentali, comunque decine di tonnellate, e in un’intervista al Washington Post affermò che parte degli armamenti era andato distrutto.

 

La storia del Novichok inizia nelle zone desertiche dell’Uzbekistan, nel mezzo del lago di Aral, dove spunta un’isola particolarmente sventurata nonostante il nome, Vozrozhdene Ostrov, l’isola della Rinascita, scelta dall’Unione sovietica per sperimentare tutte le armi create, batteriologiche e chimiche. Dall’isola della Rinascita gli scienziati lavoravano al programma segreto Foliant e crearono il novizio, il pivellino, il Novichok. Dopo le rivelazioni di Vil Miryazanov, l’esercito americano decise di andare in Uzbekistan per aiutare gli abitanti, ormai non più cittadini sovietici, a smantellare l’area. La Convenzione sulle armi chimiche impone alle nazioni firmatarie la distruzione degli armamenti entro il 2020 e Vladimir Putin aveva giocato in anticipo. Il 27 settembre del 2017 aveva annunciato al mondo la distruzione a Kizner degli ultimi armamenti chimici in possesso della Russia. Ma anche se gli arsenali sono stati svuotati, Mosca possiede ancora la formula magica. Come aveva svelato Miryazanov, l’ultima generazione degli agenti nervini doveva essere un’arma letale, raffinata e semplice allo stesso tempo, l’obiettivo del programma nell’ambito del quale venne brevettata prevedeva che si potesse creare da sostanze facilmente reperibili come i fertilizzanti. Nato ad hoc per eludere i controlli, segreto, sfuggente ma potente, il Novichok non è più un novellino. Lo dimostra il suo lungo viaggio dall’isola della Rinascita a Salisbury.