Nicolas Sarkozy e il principe sceicco Mohamed Bin Zayed Al Nahyan, alla base militare aerea Dahfra (foto LaPresse)

Sarkozy's way

L’ex presidente francese in visita ad Abu Dhabi cede e dice: l’alternativa al populismo è un leader autoritario

L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha partecipato a un forum – “Ideas Weekend” – ad Abu Dhabi. Sabato scorso ha tenuto un discorso davanti a centocinquanta persone: il sito BuzzFeed si è procurato l’audio dell’intervento e ha raccontato la visione dell’ex presidente. Tralasciando i dettagli delle lezioni di diplomazia “impartite” a Barack Obama e ad altri leader, ecco l’analisi di Sarkozy su come sta andando il mondo (ne ha fatto un riassunto il Monde).


  

I leader autoritari e la democrazia.

“Quali sono i grandi leader del mondo oggi? Il presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin – si può essere d’accordo o no con lui, ma è un leader – il grande principe saudita Mohammed bin Salman. E che cosa sarebbero oggi gli Emirati senza la leadership di Mohammed bin Zayed? Qual è il problema delle democrazie? Che le democrazie sono diventate tali grazie a grandi leader: De Gaulle, Churchill… Ma le democrazie distruggono tutte le leadership. E’ un gran tema questo, non sto facendo aneddotica. Come possiamo avere una visione a dieci, quindici, vent’anni e allo stesso tempo avere elezioni negli Stati Uniti ogni quattro anni? Le democrazie sono diventate un campo di battaglia, nel quale ogni momento è utilizzato da chiunque, social network e altri, per distruggere quel che c’è. Come si può pensare di avere una visione di lungo termine? Ecco perché oggi i grandi leader del mondo sono espressione di paesi che non sono grandi democrazie”.

 

Pechino e noi.

“E’ una gran bella notizia che la Cina si assuma responsabilità internazionali. Stiamo assistendo a un cambiamento della politica cinese come non ce n’erano stati prima. Mai. La Cina è il paese che ha costruito la Grande Muraglia per proteggersi dai barbari che erano dall’altra parte: noi. ‘One Road, One Belt’, il progetto delle nuove vie della seta del potere cinese, è un cambiamento colossale. Tutto d’un colpo la Cina senza complessi dice: ‘Vado alla conquista del mondo’. Che sia per ragioni educative, politiche, economiche, poco importa”. “Il presidente Xi pensa che due mandati di cinque anni, dieci anni in tutto, non siano abbastanza. Ha ragione! Il mandato di un presidente americano non è in realtà di quattro anni, ma di due: un anno per imparare il lavoro, un altro per preparare la rielezione. Confrontiamo il presidente cinese che ha una visione per il suo paese e dice: ‘Dieci anni non sono abbastanza!’ al presidente americano che ha a disposizione due anni. Ma chi scommetterebbe qualcosa sulla rielezione di Trump? Questa mattina ho incontrato il principe ereditario Mohammed bin Zayed. Pensate che si costruisca un paese come questo in due anni? Qui, in cinquant’anni, avete costruito uno dei paesi più moderni che ci siano. La questione della leadership è centrale. Il successo del modello degli Emirati è senz’altro l’esempio più importante per noi. Sono stato il capo di stato che ha firmato il contratto del Louvre ad Abu Dhabi. Ci ho messo tutte le mie energie. Bin Zayed ci ha messo tutta la sua visione. Solo che Bin Zayed è ancora qui, e io da sei anni me ne sono andato”.

 

Inevitabile Putin.

“La questione deve essere posta in questo modo: abbiamo bisogno della Russia o no? La mia risposta è sì. La Russia è il paese che ha la più grande superficie del mondo. Chi può sostenere che non dobbiamo parlare con i russi? Che idea folle è? C’è il rischio che la Russia invada i nostri paesi? Non credo. La Russia perde circa mezzo milione di abitanti per anno, sul territorio più grande del mondo. Avete mai visto dei paesi che non riescono nemmeno a occupare tutto il proprio territorio invaderne uno di fianco? Sull’Ucraina, penso che la questione non sia stata gestita bene fin dall’inizio, e che ci fossero i mezzi per fare meglio. Putin è un uomo prevedibile, con il quale si può parlare e che rispetta la forza.

 

Perché il populismo vince.

“Secondo me, il premier Viktor Orbán in Ungheria non è un populista. Ma là dove c’è un grande leader, non c’è populismo. Dov’è il populismo in Cina? Dov’è il populismo qui? Dov’è il populismo in Russia? Dov’è il populismo in Arabia Saudita? Ma se il grande leader lascia, i populisti prendono il potere. Perché le polemiche non distruggono il leader populista, le polemiche distruggono il leader democratico. La sola soluzione non è combattere il populismo, non ha alcun senso: bisogna ascoltare il popolo. Cosa dice il popolo? L’Europa è a dodici chilometri dall’Africa, con lo stretto di Gibilterra. In trent’anni, l’Africa passa da un miliardo di abitanti a 2,3 miliardi. La Nigeria da sola, in trent’anni, avrà più abitanti degli Stati Uniti. Il popolo dice: “Non si può accogliere tutta l’immigrazione che viene dall’Africa’. Ed è vero. Non si tratta di sopprimere l’immigrazione. Ma in trent’anni, ci saranno 500 milioni di europei e 2,3 miliardi di africani. Se l’Africa non si sviluppa, l’Europa esploderà. Non è un tema populista: è un tema e basta”.

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