Gruppo della campagna Momentum tiene una manifestazione "Keep Corbyn" al di fuori delle Camere del Parlamento a Londra, nello stesso momento in cui si riunirà il Partito laburista (foto LaPresse)

Aspetta un Momentum

Paola Peduzzi

Ecco cosa succede quando un partito di sinistra si accorda con un movimento pigliatutto. Una storia inglese

Quando Momentum iniziò la sua avanzata, fatta di ideologie e di persone, nel Labour britannico, nell’autunno del 2015, molti non se ne accorsero: erano distratti e tramortiti. Il primo partito della sinistra, allora guidato da Ed Miliband, aveva subìto una sconfitta elettorale pesante (i Tory avevano ottenuto, a sorpresa, la maggioranza parlamentare), cercava di capire che cosa era successo, trovava capri espiatori, si riprometteva di imparare la lezione, accusava il New Labour di aver rovinato ogni cosa tralasciando il fatto che la propria proposta, molto meno “new”, era stata bastonata nelle urne. Momentum era un movimento appena nato, un esempio classico di “grassroot” anglosassone, molti comizi, molte bandiere nostalgiche, molte maschere di Blair con gli occhi da diavolo, ma con due elementi in più: una strategia – riportare il Labour alle sue istanze anni 60-70 – e un leader, Jeremy Corbyn, parlamentare di lungo corso famoso perché aveva spesso conquistato il premio del deputato che più volte aveva votato contro le proposte del suo stesso partito. Questi due elementi, mescolati all’utilizzo sapiente dei social, alla fascinazione per i leader retrò, alla politica della nostalgia, a un’ambiguità su tutto quel che importa agli inglesi (la Brexit, tanto per dirne una) e sul rigore dei conti, tattica perfetta per trovare consenso un po’ ovunque, hanno reso Momentum il gruppo dominante dentro al Labour. I moderati, più o meno blairiani, sono rimasti ai margini, cannibalizzati. Gran parte dei parlamentari laburisti resta ancora moderata, ma tra epurazioni, incarichi negati, scontri personali e l’ascesa irresistibile di Corbyn, icona da magliette e da concerti (è comunque secondo dietro ai conservatori di Theresa May, un premier non esattamente solido), Momentum ha strappato il cuore al New Labour e se lo porta in giro senza alcun istinto di protezione. Anche perché non batte quasi più.

   

Lo scontro ora in corso, dentro al Labour conquistato da Momentum, è di tutt’altro segno: si contendono la segreteria di partito il guru corbyniano Jon Lansman – mezzo manager e mezzo ideologo, Frankenstein con le camicie a fiori di Momentum – e la leader sindacale Jenny Formby. Un derby a sinistra di cui a molti sfugge il significato – compreso un cantore della mobilitazione socialista com’è il giovane e prolifico Owen Jones, che ne ha scritto qualche giorno fa sul Guardian – ma che in realtà è uno specchio perfetto di come avvengono le fusioni tra partiti e movimenti, anche ammesso che ci sia un allineamento ideologico alla base: i sindacati hanno da sempre un legame stretto con il Labour, ma non sono, secondo Momentum, sufficientemente intransigenti nel dibattito interno, e soprattutto vogliono occupare posti che il movimento della rivoluzione socialista rivendica per sé. La linea ufficiale è minimizzare lo scontro – che pure continua a nutrirsi di accuse e di post cancellati, ancora ieri si è arrivati quasi al litigio pubblico, mentre si discute di quel che vuole davvero Corbyn da questo nuovo segretario: figurarsi se si può perdere tempo sotto al fuoco amico, quando l’obiettivo è conquistare tutto il paese. La portavoce di Momentum ha annunciato qualche giorno fa che entro il 2020 il movimento avrà più iscritti del Partito conservatore: oggi ha 36 mila membri, che aumentano a un ritmo di 1.500 ogni mese (i Tory sono scesi a 77 mila iscritti, secondo i dati ufficiali). Secondo uno studio recente, la popolarità di Momentum nell’elettorato laburista è in crescita costante, e la maggioranza degli interpellati dice che il movimento è “una forza per il meglio” per la sinistra britannica.

 

Alcuni, anche dentro a Momentum, segnalano da tempo che i metodi del movimento non sono del tutto apprezzati: la candidatura di Lansman alla segreteria di partito “segnala la mancanza di responsabilità democratica al nostro interno. E ci dà la possibilità di ripensare come vogliamo che la democrazia interna al Labour funzioni davvero”, ha commentato ieri uno di loro. Ma il dibattito non è molto incoraggiato dentro a Momentum, si preferiscono movimenti secchi lungo la linea (armata) dell’ortodossia, chi non è con noi è contro di noi. E’ così che i partiti cosiddetti fluidi conquistano i partiti tradizionali, i moderati non possono molto contro gli autoritari, e il grande partito della sinistra resta senza il suo centro.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi