Foto di julien haler via Flick

La società del tutto proibito

Mauro Zanon

Com’è successo che la Francia libertaria è diventata il paese dei divieti. Dalle sigarette all’alcol agli sguardi lascivi alle signore

Parigi. Da ieri, in Francia, i tabagisti dovranno sborsare un euro in più per comprarsi i loro pacchetti di sigarette: le bionde, a Parigi, costano ora 7,90 euro a pacchetto in media, e nel 2020 l’obiettivo è portarle a 10 euro. Una deputata socialista, Nadine Grelet-Certenais, ha detto che vorrebbe proibirle nei film francesi, perché rappresentano un “incitamento culturale al fumo”, e nella sua crociata d’igienizzazione, la ministra della Salute, Agnès Buzyn, ha messo in guardia i suoi concittadini anche dal bere troppo vino, definendolo “un alcol come gli altri”.

 

A partire dal primo luglio, il limite di velocità sarà abbassato a 80 chilometri orari sulle strade extraurbane secondarie e fra qualche settimana fischiare dietro a una ragazza o fare un apprezzamento troppo schietto sul suo fisico potrebbe essere sanzionato con una multa di 90 euro.

 

Un divieto dopo l’altro e sempre più cavilli legislativi col pretesto di rieducare i cittadini: ma cosa sta succedendo alla Francia delle liberté? Il Figaro Magazine, nel suo ultimo numero, ha dedicato un dossier a questa deriva liberticida che sta trasformando la società francese in una “société du tout-interdit”, dove non si può più dire e fare nulla senza andare incontro a ostacoli e dove lo stato considera i cittadini come dei bambini incapaci di gestire le loro vite.

 

“La velocità nelle strade sarà presto limitata senza giustificazioni convincenti, e la lista delle abitudini proibite o fortemente sconsigliate si allunga ogni giorno di più. Il tutto mentre sui social network i detentori del pensiero dominante danno la caccia alle opinioni divergenti e attaccano in branco coloro che le sostengono. La libertà è così pericolosa?”, si chiede il Figaro Magazine. Sulla copertina dorata appaiono sei cartelli di divieto, la velocità, il tabacco, l’alcol, lo zucchero, la seduzione, ma il più inquietante di tutti è l’ultimo, in basso a destra, dove c’è soltanto un punto di domanda, simbolo dell’ignoto, perché chissà quale sarà la prossima “libertà che ci tolgono”, scrivono gli autori del pezzo.

 

La questione del fumo è sicuramente la più notevole, dopo che il ministero della Salute ha introdotto lo scorso anno i pacchetti neutri, privi di marchi e decorazioni, e ora procede a ritmi forsennati per alzare il prezzo delle sigarette a cifre spropositate. “Oggi la lotta contro il tabagismo vira al terrorismo”, attaccano gli oppositori. E i toni dei dibattiti sono isterici quasi quanto in Australia, dove l’introduzione dei pacchetti pol. corr., assieme all’aumento dei prezzi, non ha dissuaso i fumatori dal continuare a comprarle, e anzi ha dato forza al contrabbando. “Colpevolizzando i fumatori e allo stesso tempo massacrandoli di tasse, i poteri pubblici hanno edificato, a forza di ambiguità, una repubblica di insoddisfatti dinanzi al tabacco”, analizza il Figaro Magazine.

 

Il “reato di oltraggio sessista”, che farà parte del progetto di legge “contro le violenze sessiste e sessuali” promosso dalla ministra delle Pari Opportunità, Marlène Schiappa, pone anch’esso un gran problema di libertà e crea un angosciante clima di terrore tra i sessi. “Quando saranno puniti i pensieri lubrichi e gli sguardi concupiscenti? Bisogna colmare questo vuoto giuridico!”, ha twittato sarcastica Elisabeth Lévy, direttrice del magazine Causeur e firmataria, assieme a Catherine Deneuve e altre cento donne, dell’appello sul Monde contro l’inibizione della seduzione.

 

Ci sono poi le immancabili crociate di stato contro gli zuccheri, ma anche quelle del comune socialista di Parigi contro le onde wifi, che farebbero “male alla testa”, provocherebbero “malesseri” e “dolori muscolari”, malgrado l’assenza di studi scientifici in grado di certificare questi rischi sanitari. Infine c’è una libertà continuamente messa in discussione di questi tempi in Francia: la libertà d’espressione, di dare la propria opinione su temi divisivi senza essere processati dal tribunale mediatico.

 

Parlare dell’islam, per esempio, “tema infiammabile per eccellenza”, come scrive il Figaro Magazine, è diventato sempre più complicato. Il terrore di essere tacciati di “islamofobia” ha spinto molti ad autocensurarsi, quelli che hanno parlato, invece, sono stati sacrificati sull’altare del correttismo. Per Robin Rivaton, saggista liberale, la sottomissione ai diktat di alcune minoranze, in Francia, sta riducendo pericolosamente la libertà d’azione e la pluralità di pensiero.

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