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@TEN_GOP, per essere un vero troll russo bisogna diventare un autentico patriota americano

Micol Flammini

L’Atlantic Council ha ricostruito la storia di un account che sui social è riuscito a diventare una voce autorevole dell'estrema destra

Ben Nimmo, Senior Fellow dell’Information Defense all' Atlantic Council, ha raccontato su Medium la storia di @TEN_GOP, un account Twitter gestito dalla Internet research agency, la fabbrica di troll di San Pietroburgo, che per anni è riuscito a far credere a utenti e media di essere un cittadino americano conservatore. Passo dopo passo, tweet dopo tweet, il ricercatore ha studiato come il troll è riuscito a costruirsi una credibilità sui social fino a diventare una voce importante nell’ambiente della destra americana. Aveva più di centotrentamila follower ed era talmente attendibile che veniva ritwittato anche dai sostenitori di Donald Trump. Quando a luglio di quest’anno Twitter ha eliminato l’account, molti americani hanno iniziato a lamentarsi e per protestare avevano scritto sulla piattaforma social “@TEN_GOP one of us”.

 

“Per almeno due anni”, scrive Nimmo, “ha elogiato Trump, ha encomiato l’esercito americano, ha promosso la Brexit e le destre europee”. L’account interagiva regolarmente con gli altri conservatori, attaccava Hillary Clinton, i liberali, i musulmani e i media. Twitter ha confermato i sospetti e lo ha eliminato rimuovendo i suoi tweet. Alcuni però sono rimasti in un archivio, tra le segnalazioni che PropOrNot, agenzia che si occupa di rintracciare la propaganda russa,  aveva fatto all’Atlantic Council.

 

Il successo dell’account è stato una questione di metodo e precisione. “Per nascondere la sua identità, postava tweet con benedizioni agli Stati Uniti, auguri di Natale, accorati ringraziamenti alla polizia”. I tweet servivano ad americanizzare e a umanizzare il troll. Questi sentimenti sbandierati come autentici si trasformavano spesso in veementi attacchi politici soprattutto contro Hillary Clinton, imputata di essere una bugiarda o di fare accordi con l’Isis. Anche la Cnn era un bersaglio frequente dei suoi tweet, all’emittente televisiva venivano rivolte le accuse di diffondere notizie false.

 

Il troll insultava regolarmente chi sulla piattaforma social era critico nei confronti di Trump, dava man forte ai commentatori di estrema destra. In questo modo @TEN_GOP era riuscito a diventare una voce autorevole nell’ambiente. I retweet, i commenti e i tag non facevano altro che legittimare l’americanità del suo account. Come dimostra Ben Nimmo, in meno di due anni  era diventato talmente influente da essere menzionato anche da personaggi pubblici come Michael Flynn o dal figlio di Trump. “Nessuno di loro era a conoscenza del fatto che si trattasse di un troll russo e inconsapevolmente hanno  amplificato la voce della propaganda russa senza rendersene conto”, commenta Ben Nimmo.

 

Sono stati i giornali e i giornalisti a dare a @TEN_GOP lo status di rappresentante affidabile dell’estrema destra. Prima Glenn Greenwald di Intercept, poi gli stessi Washington Post, LA Times e Huffington Post lo hanno presentato come una voce della fazione più conservatrice del Partito repubblicano. Seguendo queste strategie, per più di diciotto mesi, un account russo è riuscito a mascherarsi da americano, è stato un potente e autorevole megafono di disinformazione. Il suo successo, come scrive Nimmo, è dovuto soprattutto all’approccio paziente e graduale. Dapprima @TEN_GOP si è limitato a imitare un qualsiasi commentatore di estrema destra, riproponeva i tweet delle voci più autorevoli, le commentava. Poi la sua presenza costante sui social e soprattutto la risposta degli altri utenti lo hanno legittimato fino a trasformarlo in una autorità. Tweet dopo tweet, un troll russo si è trasformando in un patriota americano, in un nemico dell’islam e in un critico del liberismo. Il profilo perfetto dell’elettorato trumpiano. Forse troppo.

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