Lech Walesa (foto LaPresse)

Il PiS fa fuori Walesa dalla storia

Redazione

La Polonia sfida l’Ue e lancia la sua battaglia populista revisionista

Il PiS, Diritto e giustizia, è una costola di Solidarnosc. Jaroslaw Kaczynski, mentore del partito nazionalista ora al governo in Polonia, ha militato a lungo nel movimento e già allora ne rappresentava la minoranza più intransigente. Il leader del PiS ha dovuto attendere il 2018 per avere la sua rivincita sul sindacato, sulla storia e sull’Europa. Durante una seduta parlamentare ha convinto i deputati a riscrivere la lista delle persone celebrate per aver combattuto per la libertà della Polonia e tra i tanti nomi eliminati, molti oppositori al nazismo, compare quello di Lech Walesa, il fondatore di Solidarnosc. Il sindacalista di Danzica, oggi settantaquattrenne, premio Nobel per la Pace nel 1983 e primo presidente della Polonia liberata dal comunismo, è stato fatto fuori dalla memoria ufficiale del paese.

 

La rivoluzione che ha condotto nel 1989 è diventata, in epoca di revisionismo populista, il simbolo della degenerazione della Polonia che, allontanandosi dai suoi valori cattolici, è scivolata tra le braccia dell’Unione europea e della globalizzazione. Il PiS accusa Walesa di aver consegnato il suo popolo “ai tecnocrati”, che hanno reso la Polonia “corrotta”. Negli ultimi trent’anni l’ex presidente è stato il simbolo della lotta del popolo contro il regime comunista, ora, Diritto e giustizia ne vuole fare l’uomo che ha costretto il suo paese a occidentalizzarsi. I nomi eliminati dalla lista sono stati rapidamente sostituiti e il neo eletto primo ministro, Mateusz Morawiecki, ha voluto inserire quello di sua zia. Varsavia non vuole andare via da Bruxelles, è determinata a rimanere nell’Unione, ma la sta sfidando a una battaglia culturale che passa, innanzitutto, per la riscrittura della propria storia nazionale.