Martin Schulz e Angela Merkel (foto LaPresse)

Schulz e l'Spd hanno cambiato idea

Paola Peduzzi

Così il leader dei socialdemocratici può levarsi di dosso la poca credibilità del voltafaccia e dare una chance alla GroKO e al suo partito

Milano. Siate responsabili, avevano detto il presidente e la cancelliera tedeschi, e i socialdemocratici hanno risposto: va bene. La votazione di domenica al congresso di Bonn dell’Spd sancisce un momento importante per la Germania – un governo entro Pasqua, ora ci si crede davvero – per il leader del partito, Martin Schulz, e per i socialdemocratici tutti. Cambiare idea si può? E se sì, quanto costa? E’ una domanda che risuona in molte parti d’Europa, nel Regno Unito in particolare, dove ci si divide tra sostenitori del secondo referendum sulla Brexit e tutti gli altri, ma anche in Germania s’è sentita parecchio.

 

I socialdemocratici avevano detto chiaro: noi una grande coalizione con Angela Merkel non la faremo mai più. Mai più, avevano insistito, soprattutto Schulz che aveva racimolato un risultato disastroso al voto del 24 settembre ma che pensava che il riscatto della socialdemocrazia tedesca passasse proprio dal rifiuto di un’alleanza con i conservatori. Recuperare identità, ripeteva Schulz, questo è l’obiettivo. Poi i negoziati della Merkel con gli altri partiti sono collassati, poi è venuta un po’ d’ansia in Europa per l’attesa destabilizzante di un governo a Berlino, poi per evitare un altro voto a primavera l’unica soluzione è restata la grande coalizione e anche Schulz ha cambiato idea.

 

Non è una decisione a costo zero, per lui, s’è visto anche dal discorso a Bonn poco entusiasmante (va risentito quello di Andrea Nahles, invece, molto ispirato e diretto, “i tedeschi ci faranno il dito se li mandiamo a votare un’altra volta!”), ma un modo per rendere fruttuoso il cambiamento d’idea c’è. Schulz può superare il crollo di credibilità stringendo l’alleanza d’integrazione europeista con la Francia di Emmanuel Macron e facendo un’azione di governo che sfaldi l’equazione stabilità=immobilismo. Così la socialdemocrazia tedesca potrebbe recuperare un’identità, e tornare a essere un traino per le sinistre continentali. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi