In Francia continuano le proteste fuori dalle prigioni per chiedere maggiore sicurezza e salari (foto LaPresse)

Salari e sicurezza: perché in Francia i secondini si ribellano

Mauro Zanon

Blocco totale in 130 prigioni su 188, compresa quella dove è detenuto il jihadista Salah Abdeslam. Nel paese, gli episodi di violenza ai danni delle guardie carcerarie sono oramai all'ordine del giorno

Parigi. Questa mattina, le guardie penitenziarie francesi hanno risposto in massa all'appello dei sindacati di categoria, paralizzando 27 istituti carcerari, per chiedere migliori condizioni salariali e garanzie sul piano della sicurezza. La protesta, scatenata dalla recente aggressione di tre secondini del carcere di Vendin-le-Vieil (Pas-de-Calais) da parte di un detenuto islamista, va avanti da più di una settimana, e lo sciopero, oggi, ha coinvolto 130 prigioni sulle 188 presenti in Francia.

 

I negoziati col governo

 

Per questo, nel pomeriggio, il ministro della Giustizia, Nicole Belloubet, ha voluto "riprendere il dialogo", riunendo tutte le organizzazioni sindacali coinvolte a place Vendôme, sede del ministero. "Spero che la situazione si sblocchi il più rapidamente possibile", ha dichiarato la Guardasigilli francese al termine della riunione. "I negoziati continueranno domani", ha aggiunto la Belloubet. Secondo quanto riportato dalla stampa francese, le proposte della ministra attorno alla questione della sicurezza, al problema dei detenuti jihadisti e alla creazione di 1.100 posti in più entro i prossimi quattro anni, sono state tutte rifiutate dai sindacati riuniti. "Prendo atto di questo rifiuto, nonostante, a mio avviso, ci fossero dei passi in avanti nelle proposte presentate. Ho comunicato ai sindacati la mia volontà di continuare a dialogare", ha detto il ministro, anticipando che le discussioni di domani verteranno sulla "creazioni dei posti di lavoro" e sulla "questione delle indennità", tema che non è ancora stato trattato, e che però figura in cima alle rivendicazioni dei sindacati.

 

 

"Ho paura di farmi sgozzare in nome dell'Isis"

  

Gli episodi di violenza ai danni delle guardie carcerarie sono oramai all'ordine del giorno, in Francia. Domenica sera, alcuni secondini del carcere di Longuenesse, nel Pas-de-Calais (lo stesso dipartimento dell'aggressione che ha generato la protesta), sono stati attaccati da un detenuto con la gamba in ferro di un tavolo. Secondo quanto dichiarato dall'amministrazione dell'istituto e dal principale sindacato delle guardie penitenziarie, Ufap-Unsa, sono stati tutti feriti alle braccia. "Non andate al lavoro", ha detto alle guardie di Longuenesse il sindacato Fo-Pénitentiaire, il più radicale. Il sentimento comune dei secondini è che la loro professione sia diventata troppo pericolosa da quando le carceri di Francia traboccano di detenuti radicalizzati, troppo degradante e mal remunerata. "Ho paura di farmi sgozzare o decapitare in nome dell'Isis", ha dichiarato una guardia pentienziaria di Vendin-le-Vieil. L'aggressione dell'11 gennaio a tre suoi colleghi da parte di un jihadista ha suscitato reazioni scomposte in tutta la Francia. "Il personale è stanco e furioso. Il movimento sarà duro lunedì e non si fermerà se il governo continuerà a proporre piccoli provvedimenti", ha dichiarato Christopher Dorangeville, segretario generale della Cgt-Pénitentiaire. Assieme all'Ufap-Unsa, la divisione penitenziaria della Cgil francese, ha partecipato nel fine settimana ai negogiati con il governo, mentre in tutta la Francia era in corso la mobilitazione dei secondini. Fo-Pénitentiaire, invece, aveva deciso, sabato scorso, di non sedersi al tavolo delle discussioni, per "aumentare la pressione" sul governo, in particolare in materia di rivendicazioni salariali.

 

Tra le carceri in sciopero anche quella di Salah

 

Il clima di tensione alimentato dalle ripetute aggressioni verificatesi nelle carceri è una delle principali inquietudini dell'esecutivo, che dopo la protesta dei sindacati di polizia per le violenze nelle banlieue, deve far fronte a una nuova ribellione di una categoria impegnata nel mantenimento dell'ordine e della sicurezza. Tra le carceri coinvolte dal "blocco totale" invocato dai sindacati, figura anche Fleury-Mérogis, il carcere di massima sicurezza, situato a pochi chilometri da Parigi, dove è rinchiuso anche Salah Abdeslam, l'unico terrorista sopravvissuto degli attentati jihadisti del 13 novembre. La prigione situata nel dipartimento dell'Essonne è anche la più grande d'Europa, con 4.300 detenuti e circa 200 guardie, molte delle quali si sono riunite questa mattina per bloccare l'accesso con barricate fatte di pneumatici e pallet, costringendo la polizia antisommossa, i Crs, a intervenire. "Per Belloubet è la prima grande crisi", ha scritto questa mattina il Figaro, commentando la delicata situazione in cui si trova attualmente la ministra della Giustizia.

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