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Cosa Macron si gioca (e quanto) nella battaglia sull'immigrazione

Francesco Maselli

Il nuovo progetto di legge del ministro dell'Interno Gérard Collomb sta scatenando molte critiche, tanto da costringere il governo a ritardare la sua pubblicazione

Roma. “La Francia è un paese generoso e fa rispettare il diritto di asilo e di accoglienza dei più fragili. Facciamo la nostra parte, ma non possiamo prendere tutta la miseria del mondo. Oggi ci sono molte persone che non sono nelle condizioni di poter domandare l’asilo: se non sono in pericolo nel loro paese devono ritornarci”. Questo è quel che aveva dichiarato Emmanuel Macron, presidente francese, a novembre all’inaugurazione di un centro accoglienza dei “restos du coeur” nel ventesimo arrondissement di Parigi. Da candidato Macron lodò gli sforzi fatti dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, per aprire le frontiere a un milione di rifugiati, da presidente si sta facendo invece notare per una posizione piuttosto dura.

 

Il progetto della nuova legge sull’immigrazione, affidato al ministro dell’Interno Gérard Collomb, è già oggetto di critiche nonostante non sia ancora stato presentato all’Assemblea nazionale, tanto da costringere il governo francese a ritardare la sua pubblicazione. Inizialmente prevista per la fine dell’anno, la loi asile et immigration sarà presentata in primavera. La posizione del governo sta creando malumori nella composita maggioranza parlamentare di En Marche! dove, per usare categorie da “vieux monde”, la sensibilità di sinistra è più rilevante, e chiede spiegazioni sul trattamento meno accogliente verso i migranti economici, al punto che il Journal du Dimanche parla di primo vero “crash test” del mandato. Il ministro dell’Interno, per evitare che l’argomento crei una divisione destra-sinistra all’interno del gruppo all’Assemblea nazionale, sta ricevendo i parlamentari a piccoli gruppi, per rassicurarli sulle intenzioni del governo. Non sono però soltanto i deputati a chiedere maggiore chiarezza. Dalle colonne del Monde sette sindaci di grandi città, come Martine Aubry e Alain Juppé, esponenti rispettivamente della sinistra socialista e della destra più moderata raramente d’accordo, hanno chiesto al governo di agire in fretta per risolvere il problema delle condizioni di accoglienza: “Siamo noi, sindaci, davanti alle persone in difficoltà, ai cittadini, alle associazioni. Chiediamo allo stato un vero piano di accoglienza per i migranti, che corrisponda ai loro diritti fondamentali”. Accoglienza, non espulsioni.

 

Una diversa gestione dei flussi migratori è tuttavia già in atto, e non va verso maggiore solidarietà. Collomb, intervistato da Rtl, è stato chiaro: “In Germania ci sono 300 mila persone che non hanno diritto d’asilo che cercano di entrare in Francia. Possiamo accoglierli tutti? No. Se lo facessimo dovremmo costruire delle città come Lione. Questo non è possibile”. Il 20 novembre, con una prima circolare, il ministro dell’Interno ha invitato i prefetti ad aumentare le espulsioni, con una seconda, il 10 dicembre, il ministero ha autorizzato le prefetture a effettuare censimenti dei migranti all’interno dei centri di accoglienza. Questa misura ha portato tutte le associazioni che si occupano dei rifugiati a presentare ricorso: “La circolare distorce la funzione della residenza d’urgenza e dei luoghi di accoglienza e li utilizza per mettere in opera una politica di gestione dei flussi migratori”, si legge in un loro comunicato.

 

La legge Collomb, su indicazioni del presidente, dovrà ridurre i tempi di valutazione delle domande di asilo e soprattutto dimezzare i termini per presentare ricorso contro un eventuale rifiuto dello status: dal mese attuale a 15 giorni. L’obiettivo, come è stato fatto capire da Macron in vari interventi durante i primi mesi di mandato, è espellere di più, ricondurre al proprio paese di origine o al primo paese di accoglienza i migranti che non possono beneficiare del diritto di asilo: “Dobbiamo accelerare le nostre procedure in maniera drastica affinché in sei mesi, ricorso compreso, possiamo vederci chiaro, prendere la decisione e notificarla”, ha detto Macron. Secondo il governo, nel 2016, su 91 mila stranieri irregolari sul territorio francese soltanto 31 mila sono stati colpiti da un provvedimento di espulsione, e di questi meno di 25 mila sono stati espulsi. Numeri troppo bassi, sostiene il ministro.

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