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Azione militare a Tripoli

Daniele Raineri

Ci sono i lager in Libia? Macron manderà i soldati a svuotarli (e si porta in vantaggio sull’Italia)

Roma. Durante il suo tour africano, il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di un’azione militare per liberare gli immigrati tenuti in schiavitù nelle prigioni dei trafficanti in Libia che dovrebbe essere lanciata dai paesi europei e che dovrebbe cominciare “entro le prossime settimane”. Il governo di Tripoli si è detto favorevole ad accettare la missione. Per ora i contorni di questa azione sono ancora così poco chiari che è difficile commentarla. Un primo punto importante tuttavia è questo: l’iniziativa di Macron prende l’avvio dalle orribili condizioni degli immigrati – vedi per esempio lo scoop della rete televisiva Cnn che ha rivelato l’esistenza di un mercato degli schiavi dove le persone sono vendute a 400 dollari l’una – ma è anche un ritorno militare della Francia in Libia per fini politici. A metà dicembre come si sa scadono gli accordi – firmati due anni fa a Skhirat in Marocco – che hanno portato alla formazione del governo di Fayez al Serraj, sponsorizzato dalla comunità internazionale e dall’Italia in particolare. Tre giorni fa il portavoce del generale Khalifa Haftar, comandante della Cirenaica e rivale di Tripoli, ha detto che alla scadenza toccherà all’esercito libico (leggi: Haftar) prendere in mano la situazione in Libia. Macron vuole che la Francia sia molto presente a Tripoli perché in questa fase può accadere di tutto – e magari tornare a essere più influente dell’Italia. Un secondo punto riguarda le critiche forti di una parte della nostra opinione pubblica alla campagna italiana cominciata quest’estate per bloccare le partenze dei migranti dalla costa della Libia. Dopo avere sostenuto che le condizioni dei prigionieri sono da lager (e che quindi è necessario far partire i barconi) sarà difficile ora dire che un intervento esterno per svuotare i lager è ingiustificato.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)