Rex Tillerson. Foto LaPresse

La fine annunciata di Tillerson, segretario di stato sfiduciato da Trump

Entro il 2017 termina l'agonia dell'uomo più smentito dell'Amministrazione. Al suo posto Mike Pompeo, ora capo della Cia

New York. Funzionari della Casa Bianca hanno confermato lo scoop del New York Times, anticipato nelle scorse settimane da vari giornali e da una valanga di rumors: Donald Trump ha deciso di licenziare il segretario di stato, Rex Tillerson. Era inevitabile. Trump e Tillerson si sono scontrati su tutti i dossier di politica estera, dall’Iran alla Corea del nord, ed è diventata una prassi consolidata per il presidente smentire pubblicamente il capo della diplomazia, salvo poi tentare una riparazione con abborracciate dichiarazioni di facciata. La volta in cui Tillerson ha chiamato in privato il presidente “moron”, un coglione, e la voce è arrivata ai giornali, ha rotto definitivamente un rapporto già consumato nella guerra di trincea quotidiana, e da allora si attende un rimpiazzo per procedere alla successione.

  

Il prescelto è il direttore della Cia, Mike Pompeo, che negli ultimi mesi è diventato un fidato consigliere di Trump anche su temi non strettamente legati all’intelligence. A Langley dovrebbe andare il senatore Tom Cotton, un esperto di politica estera con cui Trump parla spesso e che è cresciuto alla scuola dei falchi neoconservatori, salvo poi adattarsi alle esigenze della politica. Per il momento il suo ufficio spiega che “si sta concentrando soltanto sul servizio al popolo dell’Arkansas in Senato”, ma le cose possono cambiare da qui alla fine dell’anno, l’orizzonte temporale in cui dovrebbe avvenire il nuovo rimpasto. Per Tillerson, ex amministratore delegato di Exxon alla sua prima esperienza politica, è una fine amara, ma non è certo la prima e non sarà nemmeno l’ultima vittima della scriteriata ciclotimia del presidente. 

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