Tariq Ramadan

Quel silenzio musulmano che avvolge lo scandalo sessuale di Tariq Ramadan

Mauro Zanon

Nessuna dichiarazione ufficiale delle organizzazioni islamiche francesi, gli insulti e le accuse alla scrittrice Henda Ayari

Parigi. Più ancora delle denunce di Henda Ayari, scrittrice e militante laica, e delle altre donne che in questi giorni stanno uscendo allo scoperto, dicendo di essere state vittime di stupro da parte dell’intellettuale islamico Tariq Ramadan, c’è qualcosa che sta facendo rumore in Francia: è il silenzio delle organizzazioni musulmane francesi attorno all’affaire che potrebbe segnare l’uscita di scena definitiva dell’islamologo di Ginevra.

 

“Silenzio nei ranghi musulmani”, scrive Libération in prima pagina, raccontando l’imbarazzo delle alte gerarchie dell’islam di Francia. Il Collectif des musulmans de France (Cmf) aveva annunciato, la scorsa settimana, la pubblicazione di un comunicato, ma per ora ancora nessun commento. “Considerati gli ultimi sviluppi, rischiamo di essere fuori luogo”, si giustifica Nabil Ennasri, presidente del Cmf e figura vicinissima a Ramadan. Ma l’immenso silenzio che domina oggi in Francia riguarda a varie intensità tutte le associazioni islamiche del paese, i circoli vicini al teologo, ma anche molti intellettuali e opinionisti che in questi anni hanno contribuito a diffondere le sue idee. “Personaggio influente e controverso, Radaman è ormai molto ingombrante”, commenta Libé. Tra gli alti responsabili dell’ex Union des organisations islamiques de France (Uoif), da poco ribattezzata Musulmans de France (Mdf), l’imbarazzo è totale. Frère Tariq è da diversi anni l’oratore vedette del salone organizzato al Bourget, nel Seine-Saint-Denis, da questa federazione vicina ai Fratelli musulmani. Amar Lasfar, controverso presidente dell’organizzazione, non ha ancora reagito alle accuse contro l’amico Tariq, assieme al quale ha tenuto svariate conferenze in giro per la Francia. E neppure Marwan Muhammad del Collectif contre l’islamophobie en France (Ccif), solitamente molto rumoroso quando si tratta di gettare nel tritacarne mediatico gli “islamofobi”, ha ancora aperto bocca.

 

 

Ahmet Ogras, presidente del Conseil français du culte musulman (Cfcm), ossia l’organismo incaricato di rappresentare il culto musulmano presso le istituzioni pubbliche, ha affermato che l’affaire Ramadan “non è una priorità dei musulmani di Francia né dei francesi”, e che “non c’è alcun interesse oggi a parlarne”. Per Saïd Branine, direttore di Oumma.com, il sito più cliccato dalla comunità islamica francese, “è uno choc”, perché “i fatti per cui è sotto accusa sono in contraddizione con l’immagine levigata che Tariq Ramadan ha sempre lasciato trasparire”. Ma oltre a sottolineare che il malessere diffuso nei milieu associativi musulmani sia legato al fatto che tutti “conoscevano personalmente o erano entrati in contatto con Ramadan”, Branine, come i suoi correligionari, si mostra particolarmente discreto. Peggio degli adepti della “logica dell’omertà”, come l’ha definita l’unico intellettuale musulmano fuori dal coro, Omero Marrongiu-Perria, ci sono coloro che in queste ore evocano fantomatici “complotti sionisti”.

 

Yamin Makri, tra i principali luogotenenti di Ramadan, noto per aver cofondato l’Union des jeunes musulmans, ha attaccato in un post su Facebook “le reti pro israeliane francesi e straniere” che hanno preso di mira l’intellettuale islamico, e accusato la Ayari, attivista di confessione musulmana, di essere “sostenuta dagli ambienti sionisti e dall’estrema destra”, nonché di essere una “militante anti islam”.

 

Al silenzio si affiancano in queste ore gli innumerevoli insulti di cui è oggi vittima la Ayari sui social network. “Apostata”, “Allah ti punirà”, le scrivono in privato gli islamisti. Una terza donna, sabato scorso, sulle colonne del Parisien, ha sottolineato “l’ipocrisia di questa eminenza dell’islam”. Per denunciare apertamente il doppio discorso di un tartufo di Allah, che da sempre milita per la sottomissione della donna musulmana.

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