Musulmani riuniti in preghiera nella moschea di Amburgo, in Germania (foto LaPresse)

La Germania si divide attorno all'idea di introdurre le festività islamiche

Giulio Meotti

La proposta del ministro dell'Interno de Maizière

Roma. “Perché non si dovrebbe considerare una festività islamica in parti del paese dove vivono molti musulmani?”. Il suggerimento del ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, ha scatenato un dibattito importante in Germania, anche all’interno del suo partito, la Cdu di Angela Merkel. “Sono pronto – ha detto il ministro uscente, citato dalla Bild – a parlare dell’ipotesi di introdurre o meno una giornata festiva musulmana. Si potrebbe fare volentieri. Ci sono per esempio delle regioni in cui si festeggiano i Santi, ed altre no”, ha detto De Maizière in un incontro a Wolfenbüttel.

 

Bernd Althusmann, presidente della Cdu in Bassa Sassonia, ha subito criticato la proposta del ministro degli Interni, che si trovava in quel land per le elezioni regionali, dove la Cdu ha perso a favore della Spd. “La sottomissione sta avanzando”, ha commentato Erika Steinbach, già presidente della federazione che rappresenta i tedeschi espulsi da vari paesi dell’Europa orientale durante la Seconda guerra mondiale. Beatrix von Storch, una dei leader del partito di estrema destra Alternativa per la Germania, ha tagliato corto: “No no no no!”. La reazione del Consiglio centrale dei musulmani era prevedibilmente positiva. Il presidente del Consiglio, Aiman ​​Mazyek, ha affermato che una tale vacanza avrebbe “promosso l’integrazione”. Ad esempio, un impiegato pubblico musulmano potrebbe ottenere il giorno libero alla fine del Ramadan e sostituire un collega cristiano per il Natale, ha detto Mazyek. Esistono già una serie di vacanze musulmane regolamentate a livello statale. Gli studenti musulmani di Berlino, Amburgo e Brema hanno il diritto di trascorrere un giorno di riposo. E ai dipendenti è anche offerta l’opportunità di andare in moschea o pregare sul posto di lavoro. A Berlino questo diritto è garantito durante il Ramadan e l’Eid al Adha (festa del sacrificio). La proposta di de Maizière fa parte del cosiddetto modello “neutralista” tedesco, opposto alla laïcité francese e al multiculturalismo britannico. L’idea è di garantire la pace sociale equiparando l’islam a protestantesimo e cattolicesimo. La proposta di De Maizière è salutata con favore dal presidente della Spd, Martin Schulz, e dai Verdi, con Christian Ströbele, che propose di introdurre delle festività islamiche già nel 2004. Il patrimonio cristiano della Germania “non è negoziabile”, ha risposto invece a De Maizière il leader del gruppo Csu Alexander Dobrindt. Il vicepresidente della Csu, Manfred Weber, ha ricordato che le festività “indicano il carattere religioso di un paese e non dei singoli gruppi di popolazione”. “Abbiamo un carattere religioso ebraico-cristiano, non islamico”, ha detto un veterano della Cdu come Wolfgang Bosbach. “Quand’è che i cristiani in tutti i paesi islamici avranno la stessa libertà religiosa dei musulmani qui da noi?”.

 

Da anni in Germania politici importanti discutono su come ibridare il sistema in vigore e la cultura islamica. C’è stato chi, come Jochen Hartloff, il ministro dell’Interno della Renania-Palatinato, ha detto che la sharia, in una “forma moderna”, è accettabile e “certamente contemplabile quando si tratta di questioni relative alla legge civile”. Michael Frieser, esperto di integrazione al Parlamento tedesco, ha detto che la proposta Hartloff “in ultima analisi può servire la causa dell’integrazione”. E il primo a perorare l’introduzione dell’islam a scuola fu Wolfgang Schaüble quando era ministro dell’Interno.

 

Sottomissione o pragmatismo? La Bild rispose mettendo in copertina la statua della Dea Iustitia col capo coperto dal velo islamico e il Corano su uno dei due piatti della bilancia.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.