Il suicidio economico della Catalogna

Eugenio Cau

Banche e imprenditori fuggono da Barcellona e Madrid le aiuta. Il Tribunale supremo intanto sospende la Dui

Roma. Il consiglio di amministrazione del Banco Sabadell, una delle più antiche banche catalane, ha deciso ieri che sposterà la sua sede sociale da Barcellona ad Alicante, dunque fuori dalla Catalogna. La ragione del trasferimento, ha detto il presidente dell’istituto Josep Oliu, è che per il bene della banca bisogna mantenere uno stato di “sicurezza giuridica”, e certamente in Catalogna, dove il governo locale disobbedisce alle leggi dello stato centrale e alle proprie ed è impegnato in un processo di secessione al di fuori di qualsiasi garanzia giuridica, oggi c’è di tutto tranne che sicurezza per le imprese. Sabadell ha 26 mila dipendenti e 12 milioni di clienti, e ieri il suo titolo è aumentato del 6 per cento alla Borsa di Madrid. L’annuncio è presto diventato il simbolo di un fuggi fuggi generale.

 

Mercoledì Oryzon Genomics, impresa che si occupa di tecnologia, ha annunciato il trasferimento a Madrid da Barcellona, e subito il suo titolo è aumentato di oltre il 13 per cento (ieri superava ancora il 6 per cento). Eurona, compagnia di telecomunicazioni, ha fatto il trasferimento e subito il titolo è salito di oltre il 9 per cento. Ma il colpo definitivo potrebbe darlo Caixa, che è la più grande cassa di risparmio d’Europa e la terza banca spagnola e che ha convocato per oggi il consiglio di amministrazione per discutere il trasferimento del suo quartier generale fuori dalla Catalogna. L’elenco delle aziende pronte ad abbandonare Barcellona è lungo, e comprende per esempio la compagnia assicurativa Catalana Occidente e Coca-Cola European Partners, che è il più grande imbottigliatore per l’Europa della bevanda americana, ma nessuno immaginava che la fuga sarebbe iniziata così presto. Sarebbe l’avveramento della facile profezia di molti economisti che si sono occupati del tema: è iniziato il suicidio economico della Catalogna.

 

 

Il governo centrale ha colto l’occasione. Secondo il Mundo, il ministro dell’Economia Luis de Guindos prepara un decreto legge per facilitare la fuga delle aziende dalla Catalogna. Il decreto rende operativo lo spostamento della sede sociale della compagnia con un voto semplice del consiglio di amministrazione, e porta con sé un messaggio chiaro: se andate avanti con i vostri propositi di secessione, faciliteremo il suicidio economico.

 

La reazione dei movimenti indipendentisti di sinistra che dominano la scena politica a Barcellona è arrivata immediata e pavloviana: la Cup, partito veterocomunista, ha chiamato al boicottaggio di Sabadell, Caixa e Bbva (banca spagnola che però ha grossi interessi in Catalogna) e ha annunciato che la Catalogna indipendente avrà la sua grande banca pubblica, senza specificare se sarà l’unica, ma il dubbio è venuto a molti: sicuramente gli imprenditori saranno rincuorati. Oriol Junqueras, il vicepresidente dell’amministrazione indipendentista, ieri ha detto che “non credo che ci sarà una fuga di imprese” proprio mentre la fuga stava avvenendo, e lui stesso non è la persona adatta per rassicurare l’industria: nel 2013 si vantava di poter “bloccare l’economia catalana per una settimana” fino a costringere Madrid a concedere l’indipendenza, altro ottimo esempio di “sicurezza giuridica”.

 

Dopo che mercoledì il governatore Carles Puigdemont, durante un discorso molto atteso, ha deluso i suoi e non ha fornito un calendario preciso per la Dichiarazione unilaterale d’indipendenza (Dui), il Tribunale costituzionale spagnolo ieri ha sospeso il plenum del Parlamento di Barcellona previsto per lunedì. Secondo la Cup e altri gruppi secessionisti più hardcore, sarebbe stato quello il momento giusto per la Dui, ma nel mezzo del suicidio economico i dirigenti catalani potrebbero aver bisogno di tempo per ridiscutere la strategia.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.