Donald Trump (foto LaPresse)

Annuncio della Casa Bianca

Cosa vuol dire “de-certificare” l'accordo atomico con l'Iran

Daniele Raineri

Trump non distrugge l'accordo di Obama, per ora. In Iraq uno strano "avvertimento iraniano" uccide un soldato americano

Roma. Venerdì il presidente americano, Donald Trump, ha detto che procederà a de-certificare l’accordo con l’Iran sul programma di ricerca nucleare, conosciuto con la sigla inglese Jcpoa. Grazie a quel patto, l’Iran s’impegnava a congelare le ricerche in campo atomico in cambio dell’annullamento delle sanzioni da parte dell’America e dell’Unione europea. Tutti – americani, europei e ispettori delle Nazioni Unite – dicono che Teheran per adesso non ha violato i termini del deal: cosa vuol dire quindi “de-certificare”? E cosa succederà adesso? L’accordo soffre di un peccato originale, perché quando l’Amministrazione Obama lo firmò nell’estate 2015 si volle evitare la definizione di “trattato”, che implica un passaggio al Congresso per l’approvazione. Per reazione due senatori, Bob Corker e Ben Cardin, fecero passare una legge che richiede al presidente di certificare ogni 90 giorni al Congresso che il fatto di avere levato le sanzioni contro l’Iran sia ancora nell’interesse della sicurezza nazionale americana (questa legge si chiama Inara). Trump finora ha adempiuto due volte alla certificazione, ma questa terza coincide con una revisione della politica americana verso l’Iran e quindi ha colto l’occasione per menare un colpo duro all’accordo che l’Amministrazione Obama considerava il gioiello della sua politica estera. Del resto Trump in campagna elettorale aveva già definito il deal “il peggior accordo mai fatto”.

 

La de-certificazione non equivale alla fine dell’accordo. Il Jcpoa resta in piedi, ma ora il Congresso è libero di decidere se imporre di nuovo le sanzioni (e quindi annullare davvero l’accordo), colpire con altre sanzioni che non riguardano il programma di ricerca nucleare oppure non fare nulla, e quindi sarebbe come se l’accordo fosse ancora valido, ma con uno strato di protezione in meno. La de-certificazione inserisce in una situazione che dovrebbe essere tenuta il più possibile semplice un numero di variabili che Trump non ha sotto controllo: cosa farà il Congresso? Cosa decideranno gli alleati europei?

 

L’Iran ha rispettato la lettera dell’accordo, che però era focalizzato soltanto sul settore ricerca, e l’Amministrazione Trump deve ancora decidere su altre attività iraniane considerate molto ostili, per esempio i test con i missili balistici. Il governo americano ha imposto sanzioni contro le Guardie rivoluzionarie iraniane, ma per ora non le ha inserite nella lista dei gruppi terroristi – è una possibilità di cui si parla molto perché alcuni reparti delle Guardie di fatto sono impegnati in attività clandestine all’estero assieme a gruppi che sono già sulla lista americana del terrorismo, come Hezbollah. Infine, un fatto trascurato ma che potrebbe essere molto importante. Il primo giorno di ottobre una bomba ha ucciso un soldato americano in Iraq lontano dal fronte. Quella bomba era un cosiddetto Efp, un ordigno speciale usato durante la guerra dai gruppi sciiti appoggiati dall’Iran e mai dallo Stato islamico. E’ stato un test? Un avvertimento da ambienti iraniani? 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)