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A Varsavia il presidente Duda rompe con il governo

Micol Flammini

Il capo di stato polacco ha proposto ieri una riforma della magistratura che mette in discussione le proposte del suo partito, il PiS

Ieri è successo qualcosa che, per il futuro della Polonia, potrebbe rivelarsi molto importante. Il presidente della Repubblica, Andrzej Duda si è opposto alle leggi sulla Corte suprema e sul Consiglio nazionale della magistratura che mettevano a rischio l’autonomia dei giudici polacchi.

 

Il veto a luglio
Già durante l’estate, Duda aveva posto il veto alle riforme del PiS, Diritto e Giustizia, il partito nazionalista al governo in Polonia, che aveva presentato tre proposte di legge per indebolire il potere del sistema giudiziario polacco. La prima dava la facoltà al Parlamento di scegliere i giudici che compongono la Corte suprema, togliendo tale prerogativa al Consiglio nazionale della magistratura. La seconda richiedeva l’immediata rimozione di tutti gli ottantasette giudici che compongono la Corte, “per eliminare gli ultimi residui di cellule comuniste”, aveva spiegato il PiS, salvo alcuni nomi fatti direttamente dal ministro della Giustizia, al quale veniva assegnata la facoltà di nominare i magistrati delle Corti regionali e di quelle d’Appello. A luglio, Duda aveva deciso di non ratificare le proposte di legge che mettevano a rischio l’autonomia dei giudici polacchi, però aveva firmato quella che riguardava il ministro della Giustizia. Quindi, la decisione del presidente della Repubblica aveva cambiato la situazione solo in apparenza, ma era comunque stata accolta con favore dall’Europa.
Duda aveva promesso che entro due mesi avrebbe presentato proposte alternative. Le riforme del partito nazionalista avevano creato un’ondata di proteste per le strade delle principali città polacche e la decisione del presidente aveva spiazzato tutti, soprattutto l’opposizione che aveva interpretato la mossa come il tentativo di aprirsi un varco nel proprio partito e prendere le distanze dal suo mentore Jarosław Kaczyński e dal governo che è guidato da Beata Szydło.

 

Le proposte di Duda
Come promesso, il presidente polacco ha presentato ieri le sue proposte che di fatto cambiano la scena politica polacca. Ha ridotto l’età pensionabile dei giudici a 65 anni, attualmente è fissata a 70 per le donne e a 75 per gli uomini, ma chi vorrà rimanere può fare direttamente richiesta al presidente. In questo modo, le sorti della Corte suprema dipendono dalla sua volontà e non dal quella del Parlamento, in cui il PiS ha la maggioranza.
La proposta di riforma che riguarda il Consiglio nazionale della magistratura ha eliminato la disposizione del PiS che ne richiedeva l’immediata dissoluzione. Ha mantenuto la proposta controversa secondo la quale i giudici vengono nominati dal Parlamento, ma non a maggioranza semplice, come aveva proposto il PiS, bensì con i tre quinti – maggioranza che il partito nazionalista non ha.
Frans Timmermans, vicepresidente della commissione europea, incaricato di monitorare la situazione a Varsavia, ha detto che Bruxelles valuterà con cautela le proposte di Duda.

 

La mossa di Duda
Il presidente polacco ha detto di aver agito per ascoltare le proteste popolari che gli chiedevano di intervenire. In realtà, dietro alla mossa di Andrzej Duda si nascondono altre motivazioni: paura di Bruxelles e, probabilmente, opportunismo politico.
L’Unione europea ha più volte minacciato di voler tagliare i fondi destinati a Varsavia: la Polonia è tra i paesi dell’Ue che ricevono più soldi, incassa circa tredici miliardi di euro l’anno, versandone appena quattro. Bruxelles ha minacciato di ridurre sensibilmente i fondi se il governo polacco continuerà a portare avanti le sue riforme illiberali.
Con le sue proposte di legge, Duda ha definitivamente tagliato il cordone ombelicale che lo teneva legato al suo partito e si è opposto a Jarosław Kaczyński, il regista del PiS. Già durante il vertice Nato di luglio a Varsavia, omise di ringraziare il presidente del partito tra gli organizzatori del summit, ma con la mossa di ieri si è aperto un varco nella politica nazionale. Probabilmente Duda è arrivato a un punto di non ritorno e la rottura con il partito di origine è definitiva, ma nei suoi piani potrebbe esserci la volontà di creare una nuova entità politica. Ambizioni e faide a parte, per ora l'Europa tira un sospiro di sollievo

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