Il presidente Rohani a Teheran durante la cerimonia per l'anniversario della guerra tra Iran e Iraq

E anche l'Iran coglie l'occasione per armarsi

Redazione

Il presidente Rohani: “Che vi piaccia o no rafforzeremo le nostre capacità militari che sono necessarie per la deterrenza. Rafforzeremo non solo i nostri missili, ma anche le forze aeree, di terra e di mare”

Dal podio dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite Donald Trump, riprendendo una vecchia ed efficace formula, li aveva definiti “stati canaglia”. Attaccando tanto la Corea del nord quanto “l'imbarazzante” accordo sul nucleare iraniano. Obiettivo finale: fermare i due regimi che rappresentano, per il presidente Usa, una minaccia per il mondo.

 

Ma gli “stati canaglia” non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Anzi, approfittando delle divisioni della comunità internazionale, utilizzano tutte le occasioni per rilanciare i loro “giochi di guerra”. Ed armarsi. Così, mentre Pyongyang fa balenare l'ipotesi di un possibile test con la “bomba H” nel Pacifico, da Teheran minacciano un rafforzamento della propria “capacità missilistica”. Già mercoledì, sempre davanti all'Assemblea generale dell'Onu, il presidente iraniano Hassan Rohani, aveva risposto alle minacce di Trump spiegando che, se gli Stati Uniti decidessero di rompere l'accordo voluto da Barack Obama, l'Iran sarebbe pronto a rispondere in maniera decisa. 

 

Ora la “maniera decisa” inizia ad essere declinata. Parlando durante la cerimonia di commemorazione della guerra tra Iran e Iraq (1980-1988), Rohani ha spiegato che Teheran “non chiederà a nessuno il permesso di difendere la propria terra”. “Che vi piaccia o no - ha detto rivolgendosi indirettamente a Trump - rafforzeremo le nostre capacità militari che sono necessarie per la deterrenza. Rafforzeremo non solo i nostri missili, ma anche le forze aeree, di terra e di mare”. L'impressione, alla fine, è che Teheran abbia trovato un modo molto semplice per incrementare il proprio arsenale militare usando l'accordo sul nucleare a proprio piacimento. Dopotutto non è un segreto che l'avanzamento e il controllo dell'intesa sono, da sempre, incerti e controversi. Così, basta parlare di “deterrenza” e “difesa del proprio territorio”, agitare lo spettro degli altri paesi che non vogliono rispettare i patti e il gioco è fatto: la strada verso la bomba nucleare sembra già tracciata.