Approfittiamo del “vento in poppa”: l'ottimismo europeista di Juncker

Redazione

Nel discorso sullo Stato dell'Unione il presidente della Commissione europea spinge a sfruttare le condizioni favorevoli dell'economia per un rilancio dell'Ue. I complimenti all'Italia sui migranti e la proposta di un "super ministro dell'Economia" 

“Il vento è tornato nelle vele europee”. Bisogna approfittare delle condizioni favorevoli dell'economia – “una finestra opportunità che non rimarrà aperta per sempre” – e sfruttare il momento per rilanciare l'Unione. Il messaggio del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, è un messaggio di ottimismo. Nel discorso sullo Stato dell'Unione davanti al Parlamento europeo, a Strasburgo, Juncker ha indicato le priorità per il 2018, per avere un’Europa “più forte e democratica” per i prossimi otto anni: “L'economia riprende in ogni paese e si estende, sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro e 230 milioni di europei lavorano, più di quanti fossero prima della crisi”, ha detto il politico lussemburghese. “Ora è il momento di costruire una Unione europea più integrata con l'occhio al 2025”.

     

In un'estesa intervista concessa a Politico il mese scorso, Juncker aveva presentato alcuni dei punti cardine del suo discorso, tra cui la spinta per una maggiore integrazione europea – senza perdersi lungo la strada i paesi dell'Europa orientale meno entusiasti dell’Ue – e i negoziati sulla Brexit.

   

  

E a proposito di uno dei temi che hanno a lungo incrinato i rapporti tra paesi membri e che infiammano i dibattiti nazionali degli ultimi mesi, quello delle migrazioni, il presidente della Commissione ha chiarito che per l'autunno sarà avviata un'iniziativa per “intensificare i rimpatri” di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. Oggi “solo il 36 per cento dei migranti in situazione irregolare” vengono rimpatriati, ricorda Juncker. Ma “è solo in questo modo che l'Europa potrà dar prova di solidarietà nei confronti dei rifugiati che hanno davvero bisogno di protezione” e potrà restare il “continente della solidarietà”, dove chi fugge dalle persecuzioni può trovare rifugio. “L'anno scorso, i nostri stati membri hanno concesso l'asilo e hanno ricollocato 720.000 rifugiati”, dice Juncker. 

Ma alcuni paesi dell'Europa centrale e orientale come l'Ungheria, la Polonia o la Repubblica ceca, ricorda il presidente, non stanno facendo parte della loro politica sulla migrazione. Sulla questione dell'immigrazione, una delle cinque priorità dell'azione europea illustrate dal presidente, Juncker ha voluto invece rendere “omaggio all'Italia per la sua perseveranza e disponibilità”. Nel Mediterraneo "l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa", ha detto e spiegato che "dobbiamo mettere fine con la massima urgenza alle condizioni di accoglienza in Libia" dei migranti, che sono "scandalose" e per le quali "sono rimasto atterrito". E ancora: "In questo la Ue ha una responsabilità comune".

  

 

Tornando all'economia europea, Juncker ha aggiunto che “l'Europa è aperta al commercio ma deve esserci reciprocità”. Il presidente ha annunciato iniziative per “rafforzare il programma commerciale europeo”, e in particolare per proteggere i settori strategici dagli investimenti di paesi extrea-europei come la Cina: “Non siamo partigiani naif del libero scambio. L'Europa deve sempre difendere i suoi interessi strategici”. Se un’impresa straniera vuole acquisire “un porto, infrastrutture strategiche o una società nel settore tecnologico della difesa” deve essere “trasparente” e sottoposta a “un esame approfondito”: insomma dovrà inserirsi nel “nuovo quadro dell'Ue sullo screening degli investimenti”.

    

Juncker al contempo ha proposto di aprire negoziati per un accordo di libero scambio con Australia e Nuova Zelanda e ha proposto di creare un ministero europeo per l'economia e la finanza che “dovrebbe coordinare tutti gli strumenti finanziari dell'Unione”. Questo non significa che serve un nuovo ufficio, ha chiarito il presidente, ma basta un commissario che assuma questo ruolo, senza “strutture parallele”. Il presidente ha proposto anche di combinare in una sola figura la presidenza del Consiglio e della Commissione - una mossa che trasformerebbe la leadership dell'Ue. La proposta fa parte di una visione personale che ha Juncker sul futuro dell'Europa e fonderebbe la direzione della Commissione, il ramo esecutivo tecnocratico dell'Unione, con la posizione relativamente nuova del presidente del Consiglio, che funge da coordinatore dei 28 (presto 27, dopo il divorzio del Regno Unito) capi di stato e di governo del blocco.  

 

E a proposito di Brexit, Juncker ha detto che il Regno Unito "si rammaricherà presto" di aver lasciato l'Ue e che sarà "momento triste e tragico" per l'Unione. Il presidente della Commissione ha proposto anche un vertice post-Brexit in Romania il 30 marzo 2019 - il giorno dopo l’uscita della Gran Bretagna.