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Anche l'Europa è affetta da trumpismo. Ecco la mappa

Micol Flammini

C'è un po' di The Donald in ognuno di noi. Ecco la classifica dei paesi più trumpisti del mondo secondo Politico, con un finale a sorpresa

Uno come Trump potrebbe mai vincere in Europa? Se si guarda ai miseri numeri, la risposta è semplice: no. Secondo il Pew Research Center, infatti, il tycoon è largamente impopolare. Se invece si vanno ad analizzare i singoli paesi e le singole caratteristiche del tycoon più odiato del mondo le cose cambiano. È quello che ha fatto la redazione di Politico Europe, che ha addirittura creato il “trumpability index”: l’indice di trumpismo.

  
E in base all’analisi del sito di news, il resto del mondo apprezza Trump più di quanto si pensi. Politico ha individuato 13 categorie di persone che possono o potrebbero scegliere Trump come futuro presidente. Ognuna di esse è legata a una delle specificità che caratterizzano il personaggio, come per esempio diversità rispetto alla vecchia politica, risolutezza, volontà di tagliare le tasse.

 
Da qui Politico ha poi creato l’indice, con cui ha stilato una classifica: ecco i 10 paesi più trumpisti del mondo.

 

 
Elaborazione grafica di Enrico Cicchetti

 

1. Repubblica ceca

L'insoddisfazione nei confronti dei partiti tradizionali, creerebbe un’opportunità per un The Donald ceco. Infatti Andrej Babiš potrebbe essere il futuro presidente della repubblica Ceca e ha già avuto diversi contatti con Trump con il quale ha anche molte cose in comuni: sono due miliardari, privi di esperienza politica si presentano come due outsider. Autori di commenti politicamente scorretti, sono entrambi contrari all’immigrazione e anche se Babiš non parla esattamente di costruire muri, vorrebbe però chiudere le frontiere. Insomma tutte le trumpate che sono piaciute agli americani, ma in alcuni punti Babiš si scosta dal modello statunitense. Babiš ha già promesso trumpate come: soldi all’esercito e tagli alla salute, ma, nonostante le somiglianze, a chi gli chiedeva le somiglianze tra lui e Trump, pare abbia risposto: “Trump è andato molte volte in bancarotte, io mai”.

  

2. Italia

A noi va il merito dell’originalità. Politico individua in Silvio Berlusconi il Trump italiano, ma a livello cronologico, Trump è un Berlusconi americano. I due leader sono accomunati dall’ossessione per i media, per i giornalisti e per le donne. Tutte e due sono implicati in scandali sessuali e si sono lasciati scappare qualche battuta di troppo sul gentil sesso. A livello politico, però il vero Trump italiano è Matteo Salvini.

  
3. Russia

Sebbene la Russia sia uno dei paesi che più apprezza le politiche interne di Trump, non si possono rintracciare delle caratteristiche in comune tra lui e Putin. La popolarità del leader russo è molto vasta, come Trump è più apprezzato nelle zone periferiche che nelle grandi città, ma non si assomigliano. Putin non è un Trump americano è molto diverso sia come politico che come uomo. Trump si lascia sempre sfuggire qualche parola di troppo, Putin calibra con estrema attenzione le sue parole, Trump vuole tagliare le spese militari, Putin ha costruito il suo consenso proprio sulle missioni dell’esercito. Nonostante le differenze tra i due presidenti, però Trump probabilmente sarebbe stato eletto anche in Russia.

   
4. Turchia

Il motto di Erdogan potrebbe essere “Make Turkey great again”. I due presidenti non si apprezzano, eppure hanno molte cose in comune, una fra tante: hanno affidato ai generi cariche politiche.

  
5. Ungheria

Orban e Trump potrebbero essere sovrapponibili. Il presidente ungherese la pensa esattamente con Trump sull’immigrazione e già prima di lui parlava di muri da costruire sulla frontiera con la Serbia per non permettere ai migranti di entrare in Ungheria. Il maschilismo di Trump è anche molto apprezzato in Ungheria e Orban si disse molto divertito quando i media diffusero la frase di Trump: “grab them by the pussy”. L’unico elemento divisivo è Ivanka: il presidente ungherese non avrebbe mai ammesso la presenza di una donna all’interno del governo.

 
6. Azerbaijan

Lo stato caucasico si trova esattamente a metà nell’indice di Trumpismo. Il presidente Iham Aliyev e Trump hanno tre punti in comune: media, esercito e Russia. Anzi quattro: le mogli. Mehriban Aliyeva assomiglia molto a Melania.

  
7. Polonia

La tattica usata dal Pis, il partito di Jaroslaw Kaczynski, per prendere il potere è stata decisamente trumpiana. Il Pis ha vinto le elezioni grazie alle campagne che si sentivano dimenticate dal precedente governo. Trump e Kaczynski, però sono diversissimi tra loro, il polacco conduce una vita spartana, lontana dai pettegolezzi e dal lusso, non utilizza smartphone e computer, vive solo con due gatti e non è mai stato sposato. In Polonia la personalità di Trump non avrebbe avuto grande seguito e i polacchi non avrebbero apprezzato i tagli alla spesa pubblica

  
8. Bulgaria

I bulgari sono molto attratti dalla Russia e intrattengono relazioni commerciali con molti oligarchi. La Bulgaria ha una cosa che Trump vorrebbe tanto: il muro che la divide dalla Turchia. In politica estera però, Sofia è decisamente filo cinese.

  
9. Malta

L’isola ha un leader che all’apparenza potrebbe sembrare molto simile a Trump: Joseph Muscat, nazionalista convinto. Le politiche di Trump, però non verrebbero molto apprezzate in questa ex colonia britannica abituata a un buon sistema sanitario statale. Inoltre a Malta girano molti interessi russi e cinesi. 

  
10. A pari merito, al decimo posto ci sono Parigi e Londra


Francia

L’elezione di Macron potrebbe sembrare quanto di meno trumpiano potesse accadere in Francia. L’analisi di politico, invece dimostra come alcune caratteristiche dell’agenda economica del presidente francese potrebbero appartenere al modello Trump. Tutti e due sono antisistema, si sono proposti come alternativa alla politica, sono ossessionati dal rapporto con i giornali, rapporto che Macron indubbiamente coltiva con più grazia e in economia sono due protezionisti.


Gran Bretagna

Nigel Farage è il vero Donald Trump europeo. Due uomini d’affari, due outsider dai modi spesso arroganti che hanno usato la politica contro l’immigrazione come perno del loro credo politico.

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