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Il Belgio ha fatto un'altra frittata

Maria Carla Sicilia

Perché le uova contaminate sono un test politico per Bruxelles 

Il Belgio ha un problema con decine di migliaia di uova, che potrebbero essere state contaminate con il fipronil, un insetticida che se assunto in grandi quantità dagli uomini può risultare dannoso per reni, fegato e tiroide. Il Belgio non è il solo stato europeo ad aver riscontrato la presenza di questa sostanza nociva negli allevamenti di galline, che sembrerebbe essere stata introdotta da prodotti usati per la pulizia dei pollai: l'allerta è scattata anche in Olanda e Germania, e a cascata anche nei paesi importatori come Svezia, Svizzera, Francia e Regno Unito. A differenza di questi, però, Bruxelles sta mostrando qualche difficoltà in più a gestire la situazione.

 

Non è la prima volta che il Belgio si trova a fronteggiare uno scandalo simile, in cui un caso di sicurezza alimentare è degenerato, trasformandosi in una crisi politica nazionale. Quando nel 1999 alcuni allevamenti di bovini e suini furono contaminati con la diossina, due ministri furono costretti a dimettersi e l'industria della carne e dei prodotti derivati subì le ricadute economiche della questione. Oltre al panico generato tra i consumatori, i paesi importatori misero al bando una vasta gamma di prodotti belgi. Buona parte di queste conseguenze si sarebbero potute evitare, o almeno limitare, se il governo fosse stato in grado di fornire un elenco puntuale degli allevamenti coinvolti e avesse avvisato per tempo le autorità europee. Ma le cose andarono diversamente e il primo ministro dell'epoca, Jean-Luc Dehaene, pagò a caro prezzo lo scandalo alimentare perdendo le elezioni successive. 

  

Anche oggi, nel caso delle uova contaminate, la prima accusa che è stata mossa all'attuale governo è il forte ritardo con cui Bruxelles ha affrontato il problema. Mentre Germania e Olanda hanno subito allertato gli organi competenti della Commissione europea, il Belgio ha atteso più di un mese: l'Agenzia federale per la sicurezza alimentare ha aperto la sua indagine a giugno, ma l'Ue è stata avvisata solo a fine luglio. Intanto le uova hanno viaggiato verso i paesi limitrofi, compresa la Germania. Secondo Politico, ora Berlino sta cercando di saperne di più circa la portata della contaminazione, ma non trova sufficienti risposte da Bruxelles.

  

Stando ai dati registrati dall'Istituto tedesco per la valutazione del rischio, le uova belghe conterrebbero valori preoccupanti di fipronil, ma il Belgio minimizza e risponde con dati che sono nei limiti dei parametri consentiti. Un approccio improntato su un'eccessiva cautela, quello di Bruxelles, forse proprio per contenere l'allarme e non ricadere in una crisi politica come quella del 1999. Un caso, però, che non tiene nella giusta considerazione l'utilità di una chiara e trasparente informazione, non solo nei confronti dei cittadini consumatori ma anche degli altri paesi e delle istituzioni europee. La fiducia dell'Europa nei confronti del Belgio è già stata messa alla prova dopo gli attacchi terroristici di Parigi e Bruxelles, nel 2015 e nel 2016, quando diversi stati europei hanno guardato con diffidenza alle reti di intelligence belghe, accusate in particolare dal presidente francese François Hollande di non aver identificato le reti terroristiche. Ora, col caso della contaminazione alimentare, il Belgio rischia di attirarsi addosso un nuovo giro di accuse e diffidenze dal resto d'Europa.

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