Fayez al Serraj e Paolo Gentiloni in una foto d'archivio (foto LaPresse)

Il libico Serraj chiede all'Italia di inviare navi per fermare gli scafisti

Redazione

All'indomani del vertice di Parigi il primo ministro della Libia è arrivato a Palazzo Chigi

Oggi il premier Paolo Gentiloni ha incontrato il primo ministro libico Fayez al Serraj a Palazzo Chigi. Il faccia a faccia avviene all’indomani dell'incontro all'Eliseo tra i leader delle due principali fazioni nella guerra civile in Libia: il primo ministro Fayez al Serraj, su cui ha scommesso l’Italia, e il generale Khalifa Haftar, capo dell’esercito nazionale – alla presenza del presidente francese Macron.


 
Al Serraj ha avanzato ufficialmente a Gentiloni la richiesta di avere navi italiane in acque libiche per contrastare gli scafisti. Il premier italiano gli ha offerto sponda: la richiesta di al Serraj, ha spiegato il presidente del Consiglio alla stampa, "è attualmente all'esame del nostro ministero della Difesa, le scelte saranno valutate dalle autorità libiche e con il Parlamento italiano. Ma se valuteremo la possibilità di rispondere positivamente, come credo necessario, può rappresentare un punto di novità molto rilevante per il contrasto al traffico di esseri umani".

 
 
Il premier libico ha assicurato che "c'è la volontà di intraprendere un percorso politico comune che fornisca un quadro per arrivare a elezioni presidenziali e parlamentari nel più breve tempo possibile". Ma come scrive Mattia Toaldo su Limes, il vertice di ieri a Parigi “è già una vittoria per Haftar: lo consacra come attore internazionalmente riconosciuto e ricevuto in una delle maggiori capitali occidentali In secondo luogo, innesca un processo che porta alle elezioni presidenziali ad inizio 2018 nelle quali Haftar correrà e potrebbe facilmente vincere per assenza di veri rivali”. “Per Serraj invece si tratta di una resa concordata. Il processo di dialogo lo indebolirà sia a Tripoli sia a Misurata ma potrebbe riservargli, è questa la sua speranza, un posto nel futuro assetto del paese; senz’altro prolunga il suo mandato, perlomeno fino alle prossime elezioni”.

 
 
Il generale di Bengasi, infatti, ha finora controllato la Libia dell’est, la Cirenaica – oltre ai terminal petroliferi nel golfo della Sidra strappati a Tripoli – ed è un alleato dichiarato della Russia. Il premier designato Serraj invece è sostenuto dalla comunità internazionale ma vive da quasi un anno in una situazione di estrema debolezza e i suoi principali sponsor non ci sono più: l’amministrazione Obama e il governo Renzi. Il ministro degli Esteri Alfano, in una telefonata al suo omologo francese Le Drian ha ribadito che è importante che "ogni futura iniziativa sulla Libia sia ricondotta nell'ambito dell'azione delle Nazioni Unite e dell'Inviato speciale in modo da facilitare la riconciliazione  nazionale". Una richiesta condivisa da Parigi ma che non ha impedito a Le Drian di twittare un messaggio piuttosto significativo, dopo l’incontro di ieri all’Eliseo: “La mediazione sulla Libia è pragmatica. Tiene conto della realtà delle realtà del territorio e delle forze prevalenti in campo”. Pochi dubbi che a prevalere sia l’uomo forte di Bengasi.
  

  
Gentiloni ha detto poi di aver parlato al telefono anche con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che gli ha assicurato di voler moltiplicare l'impegno economico tedesco in Libia nel contrasto al traffico di migranti. E ha ribadito il sostegno all'Italia sul principio di redistribuzione dei richiedenti asilo tra i paesi Ue.