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Dall'Unesco al Jihad, assalto a Gerusalemme. Uccisi due poliziotti

Giulio Meotti

Dalle moschee di Gaza alla basilica di Betlemme, l'islam radicale e i palestinesi li usano per attaccare Israele. Morto il figlio di un ex deputato

Roma. Le due risoluzioni dell’Unesco sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme (ne parleremo lunedì in un numero speciale sul Foglio) non citavano il fatto che la Moschea di al Aqsa aveva già ispirato molti attentati che hanno già fatto migliaia di vittime in Israele. Con l’attentato di venerdì mattina sul luogo santo dell’islam e dell’ebraismo, il terrorismo palestinese compie un ulteriore salto di qualità: l’uso della Spianata per uccidere ufficiali della polizia israeliana. Si tratta di due drusi, fra cui Kamil Shnaan, il figlio dell’ex deputato laburista Shachiv Shnaan, appartenenti a una minoranza molto integrata in Israele. Gli attentatori sono invece arabo israeliani: stavano camminando verso la Spianata, quando hanno colpito con fucili e coltelli un gruppo di poliziotti, che li hanno inseguiti fin dentro il terzo luogo più sacro per l’islam, il Monte del Tempio per gli ebrei, dove gli islamisti sono stati uccisi all’ingresso della moschea.

Prima dell’assalto, due di loro avevano postato su Facebook una fotografia che li ritraeva di fronte al luogo santo per l’islam: “Domani il sorriso sarà ancora più bello, Allah volendo”.

 

Gli Stati Uniti ieri hanno proibito agli ufficiali americani di mettere piede nella Città vecchia fino a domenica per timore di altri attentati, mentre Israele ha chiuso la Spianata alla preghiera. Un mese fa, un commando di terroristi palestinesi aveva ucciso un poliziotto alla Porta di Damasco. Sono 43 gli israeliani uccisi dal settembre 2015.

Per l’islam radicale e i palestinesi, oltre che “santi”, questi luoghi sono anche le basi del terrore contro Israele. Il loro uso da parte palestinesi risale all’epoca del Grand Muftì di Gerusalemme, l’alleato di Hitler Hajj Amin al Husseini, che nascondeva armi e terroristi nella Spianata delle moschee. Lo sceicco Yusuf al Qaradawi, guida di quella Fratellanza musulmana da cui è uscito Hamas che ha rivendicato l’attentato di ieri, ha teorizzato il ruolo della moschea nel jihad, mentre l’ayatollah Khomeini, ispiratore della Jihad islamica palestinese, ha definito la moschea “fortezza del jihad”. Come scrive Nadav Shragai in un paper per il Jerusalem Center for Public Affairs, “le moschee della Spianata vengono spesso utilizzate per scopi terroristici”.

Nell’ultimo mese, Londra ha ospitato due manifestazioni islamiste dedicate ad al Aksa, il nome della moschea dell’assalto terroristico a Gerusalemme (un imam sudafricano presente alla seconda manifestazione ha chiamato gli ebrei “zecche”). Nella sua guerra a Israele, anche a Gaza Hamas fa uso delle moschee. Quella di al Tafweek è stata distrutta da Israele perché usata come rampa di lancio. Missili furono trovati dentro al pulpito di legno della moschea di al Atatra. Hamas cita un hadith di Maometto per giustificare l’uso delle moschee. E come dimenticare quanto accadde nel 2002 alla Basilica della Natività a Betlemme, i trentanove giorni d’assedio al secondo luogo santo del cristianesimo?

 

Ebbe luogo nel corso di uno dei mesi più drammatici per Israele, quel marzo 2002 in cui 132 fra civili e soldati israeliani furono uccisi in attacchi palestinesi, molti organizzati a Betlemme. Il luogo sacro cristiano fu tenuto in ostaggio e usato dai terroristi per farsi liberare dall’Unione europea con un accordo. C’erano Ibrahim Musa Abayat, il responsabile dell’omicidio dell’ufficiale dell’esercito Yehuda Edri, e Nidal Abu Ahmed Galif, uno dei responsabili degli attacchi suicidi a Kiryat Yovel e Beit Yisrael a Gerusalemme, dove furono distrutte intere famiglie ebree. Giorgio Forattini pubblicava intanto sulla Stampa una vignetta in cui Gesù guardava un carro armato israeliano con la stella di David, chiedendosi se lo crocifiggeranno di nuovo.

Negli ultimi anni, fino alle risoluzioni dell’Unesco che hanno assegnato a uso esclusivo dell’islam il Monte del Tempio, Israele ha subìto una offensiva che non soltanto lo ha isolato nell’opinione pubblica internazionale, trasformandolo in un usurpatore e dissacratore di luoghi santi, ma che ha anche sdoganato l’idea che il jihad sulla Spianata delle moschee sia legittimato dall’idea che queste siano “minacciate” dai “nemici dell’islam”. Gli ebrei, “figli di maiali e scimmie”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.