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Battaglia per l'Unesco: proporre Israele patrimonio dell'Umanità

Claudio Cerasa
Proposta all'Organizzazione delle Nazioni Unite per dimostrare di non essere sottomessa all’islamicamente corretto. Perché si sia iscritti nella Lista del patrimonio mondiale infatti “occorre presentare un eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del patrimonio mondiale”.

Al direttore - La stupida Unesco ha colpito ancora. Gli arabi se la suonano e se la cantano e in un’altra commissione (stavolta senza nemmeno gli Usa, la Gb, l’Italia e altri) si sono votati, per la seconda volta, la pacchiana e insultante mozione che nega la storia di Gerusalemme, dell’ebraismo e dei diritti di Israele. Meriterebbero ora solo spallucce e disprezzo. Tanto lo sanno: con quelle mozioni naziste a Israele fanno un baffo. E loro si qualificano per quello che sono: culturalmente feccia. La bellissima notizia è invece la dichiarazione del ministro Gentiloni che dice due cose: ad aprile, quando si voterà nuovamente sul Muro del Pianto, se la mozione non cambia l’Italia voterà contro. Finalmente. La seconda cosa che Gentiloni dice è: l’Italia è stanca dell’uso che si fa dell’Unesco: invece di salvaguardare i beni culturali si usa per proclami politici sull’oggi. E l’Italia si muoverà di conseguenza. Renzi è stato di parola.
Umberto Minopoli

 

E’ una buona notizia, certo. Ma se l’Unesco vuole avere ancora un senso e vuole dimostrare di non essere sottomessa all’islamicamente corretto può fare una cosa semplice: dichiarare Israele patrimonio dell’Umanità. Perché si sia iscritti nella Lista del patrimonio mondiale, dice l’Unesco, “occorre presentare un eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del patrimonio mondiale”. Ne citiamo alcuni: “Mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi nell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio”; “essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa”; “costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana”. Coraggio, proviamoci.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.