Sbarco migranti sulle coste della Libia (foto LaPresse)

La ricetta italiana sui migranti: chiudere i porti alle Ong straniere

Enrico Cicchetti

"L'Europa non può più fare finta di niente sull'emergenza immigrazione", dice a Bruxelles il rappresentante italiano. Il commissario europeo al Bilancio: "Con la Brexit meno 12 miliardi l'anno, dobbiamo trovare le risorse per gestire i flussi"

Questa mattina a Pozzallo la nave militare Foscari ha sbarcato 673 migranti insieme al cadavere di un neonato, nato su un barcone durante la traversata in mare. Nello stesso momento, due motovedette della Guardia Costiera hanno trasportato a Porto Empedocle (Agrigento) altri 167 profughi. E ieri circa tremila persone erano approdate in poche ore sulle coste siciliane, tra Palermo, Catania, Messina, Augusta e Lampedusa, con le strutture di accoglienza sottoposte a forte pressione.

 

Dopo l'ultima ondata di sbarchi, l'Europa non può più fare finta di niente, dice il governo italiano, che ha dato mandato al suo rappresentante presso l'Ue, l'ambasciatore Maurizio Massari, di presentare formalmente la questione della crisi migratoria al commissario per l'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos.

 

Nel colloquio Massari ha sottolineato che “la situazione ha raggiunto il livello massimo di sostenibilità” per l'Italia, con un serio “impatto sulla vita socio-politica del paese”. “In queste circostanze potrebbe essere difficile per le nostre autorità permettere futuri sbarchi di migranti nei porti italiani”, ha aggiunto l’ambasciatore che ha ricordato al commissario che “gli sforzi profusi dall'Italia in questi anni sono stati enormi e sono andati ben al di là degli obblighi internazionali”. Roma sta dunque valutando la possibilità di non autorizzare più sbarchi nei porti italiani delle navi straniere impegnate nelle operazioni di salvataggio. Il numero di migranti è già a livelli allarmanti, e siamo solo all’inizio dell’estate: solo nelle ultime 48 ore sono stati salvati in mare circa 12 mila migranti, che sono sbarcati (o sono in procinto di sbarcare) nei porti italiani da 22 navi.

  

I servizi giuridici della Commissione sono al lavoro per valutare le implicazioni giuridiche della decisione italiana. Secondo una prima analisi, riguarderebbe solo le navi gestite dalle organizzazioni non governative che battono bandiera di un altro paese e che operano fuori dall'area di ricerca e soccorso (search and rescue o SAR, ndr) italiana. Mentre Massari non avrebbe annunciato alcuna modifica delle operazioni Ue nel Mediterraneo centrale. Per cambiare il mandato e le modalità operative delle operazioni Triton e Sophia servirebbe un accordo “all'unanimità”.

  

Il commissario europeo al Bilancio, Guenther Oettinger, che ha presentato a Bruxelles il Libro Bianco sul futuro delle finanze dell'Unione, ha dichiarato che nel prossimo quadro finanziario pluriennale dell'Ue, dopo il 2020, "ci saranno nuove sfide”: al primo posto nelle priorità europee c’è “la protezione delle frontiere, le politiche per i migranti e i rifugiati, l'assistenza allo sviluppo, per ridurre i flussi migratori nel prossimo decennio”. Il processo di divorzio della Gran Bretagna da Bruxelles, che dovrebbe concludersi nel 2019, creerà “un buco di 9-12 miliardi di euro l'anno", ha sottolineato Oettinger. Secondo il commissario "dovremo controllare le frontiere e proteggere i confini”, bisognerà trovare un modo per “colmare questi gap”.

  

"Abbiamo la possibilità – ha aggiunto Oettinger – di fare un piano settennale, come adesso, oppure di cinque anni. È una cosa su cui dobbiamo decidere. Crediamo che la Commissione europea debba fare i suoi compiti a casa: dobbiamo semplificare e aumentare la flessibilità. Crediamo che saranno necessari tagli nel prossimo decennio, poiché abbiamo un grande paese che se ne va. Dobbiamo guardare a riallocare la spesa e a tagliare, ma è chiaro che solo con i tagli e con la riallocazione della spesa non sarà possibile colmare il gap lasciato dalla Brexit e non potremo finanziare i nuovi compiti che abbiamo davanti".

  

Ma ci sono anche vantaggi per l'Ue: il Regno Unito è un contributore netto malgrado il rebate (lo sconto negoziato negli anni Ottanta da Margaret Thatcher). Ma l’addio di Londra “eliminerà gli sconti di distorsione che la Gran Bretagna ha ricevuto, potenzialmente aprendo la strada per una revisione completa del processo di bilancio” di Bruxelles, ricorda Politico. “La Commissione potrà reindirizzare i fondi alle priorità politiche, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e la difesa”.