Una compagnia dell'esercito lituano a Vilnius (foto LaPresse)

Il prossimo muro europeo sarà per tenere fuori Putin

Luca Gambardella

La Lituania e la Nato si preparano a difendere il confine con l’exclave russa di Kaliningrad. Il timore di una nuova Crimea

Roma. E' arrivato oggi in Lituania il primo battaglione inviato dalla Nato nell'Europa orientale per difendere il confine tra lo stato baltico e la Russia. Si tratta di un contingente ridotto che non conta più di 100 uomini dell'esercito belga e 50 mezzi corazzati. L'unità però è solo una delle quattro totali che l'Alleanza atlantica ha deciso di inviare anche in Lettonia e in Polonia dopo il summit di Varsavia dello scorso luglio. Alla fine, il dispiegamento complessivo sarà di 4 mila soldati.

 

La scelta di dare priorità alla Lituania non è casuale. Incastonata al confine polacco si trova l'exclave russa di Kaliningrad, un piccolo territorio abitato da appena mezzo milione di abitanti, passato dopo la Seconda guerra mondiale dal controllo tedesco (quando si chiamava Koenigsberg) a quello russo. A preoccupare la Nato e la Lituania è la cosiddetta "linea Suwalki", un percorso lungo poco meno di 100 chilometri che, lungo il confine con la Polonia, congiunge Kaliningrad alla Bielorussia, che è tra i principali alleati di Mosca. La sicurezza di questo sottile corridoio preoccupa molto l'Alleanza atlantica, la Lituania e la Polonia perché lungo la linea Suwalki passa l'unico confine che divide i paesi baltici dal resto della Nato.

 


 La linea Suwalki


 

L’eventualità che più temono i paesi dell’Europa orientale è che la Russia replichi quanto ha già fatto con la Crimea nel 2014: infiltrare i suoi soldati senza insegne e senza divisa (nell'Europa dell'est li chiamano "piccoli uomini verdi") per imporre una nuova annessione. Dopo l'invasione dell'Ucraina orientale, i paesi baltici e la Finlandia sono stati l'obiettivo di altre provocazioni russe, come quando nel 2014 Mosca arrestò un funzionario dei servizi segreti estoni, o quando la Marina finlandese segnalò diversi sconfinamenti di sottomarini russi nelle proprie acque territoriali.

 

La sindrome di accerchiamento generata dalle vicende ucraine ha indotto la Lituania ad annunciare, lo scorso 17 gennaio, di voler costruire un muro che la separi da Kaliningrad, lungo un percorso che non è protetto da alcun ostacolo naturale. Il progetto prevede una barriera lunga 130 chilometri e alta due metri che dal lago di Vistylis arriva fino a nord, a ridosso del fiume Neman. Il ministro dell'Interno lituano, Eimutis Misiunas, ha detto che su una spesa totale di 30 milioni di euro prevista per la costruzione della barriera, la Lituania contribuirà con appena 3,6 milioni di euro mentre il resto lo finanzierà l'Unione europea. Bruxelles ha già stanziato 25 milioni di euro per la messa in sicurezza di un'altra frontiera delicata, quella con la Bielorussia. In entrambi i casi, l'Ue giustifica la spesa definendola un contributo alla lotta europea al contrabbando, ma lo scopo strategico dell'opera è chiaro: scoraggiare la Russia da nuove minacce e provocazioni nell'Europa orientale. Anche l'Estonia e la Lettonia hanno in progetto di costruire altri muri.

 


Nella mappa il tratto del nuovo muro che la Lituania intende costruire


 

Kaliningrad però non è l'Ucraina. Nel corso della sua storia, il piccolo territorio russo ha coniugato insieme la cultura di occidente e oriente e Vladimir Putin avrebbe molte più difficoltà a rivendicare un presunto legame esclusivo tra l'exclave e la Russia. Inoltre, negli ultimi anni i suoi abitanti hanno avuto diverse ragioni per criticare la politica di Putin. Oltre a essere contraria a qualsiasi forma di accentramento, che è invece il pilastro della politica putiniana, dal 2014 ha patito in modo particolare gli effetti dell'embargo imposto da Mosca ai prodotti alimentari europei, di cui l'exclave è un grande importatore. Forse è anche per queste ragioni che il governatore di Kaliningrad, Anton Alikhanov, ha tentato di minimizzare la natura politica del muro annunciato da Vilnius: "Se servono dei mattoni possiamo aiutare la Lituania", ha detto.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.