Tre marionette di Theresa May, Jeremy Corbyn e Tim Farron (foto LaPresse)

Chi ha paura dei sondaggi sulle elezioni nel Regno Unito

Luca Gambardella

A meno di 48 ore dal voto, le ultime rilevazioni oscillano tra chi dà la May a solo un punto percentuale da Corbyn ad altri che prevedono un aumento dei seggi dei Tory. E l'Europa, nervosa, resta in attesa

Roma. Se c'è una cosa che preoccupa gli investitori e i leader europei, nelle ore che separano dal voto di giovedì nel Regno Unito, sono i sondaggi. Nell'ultimo mese, il partito conservatore ha disperso buona parte del vantaggio che aveva accumulato sul Labour e il distacco è diminuito dal 24 per cento (fonte YouGov, sondaggio del 18-19 aprile) ad appena l'1 per cento (fonte Survation, del 3 giugno). Secondo i dati, la fiducia nella premier Theresa May è diminuita di 10 punti percentuali, penalizzata dall'annuncio sull'aumento dei costi dell'assistenza sociale (sui media è stata definita "dementia tax") e dal suo rifiuto al faccia a faccia televisivo col leader dei laburisti, Jeremy Corbyn. D'altra parte, anche se il laburista ha aumentato la propria credibilità del 15 per cento, per la maggioranza dei britannici (e anche per le istituzioni di Bruxelles), May resta comunque la persona giusta per guidare i negoziati sulla Brexit.

 

 

Il resto d'Europa guarda con nervosismo alla prospettiva di un Parlamento britannico spaccato in due, senza una maggioranza forte e netta, che rischia di mettere in pericolo i negoziati sulla Brexit. Ma i numeri emersi dalle ultime rilevazioni restano ancora sensibili a numerose variabili, come ammettono gli stessi sondaggisti, e nelle prossime 48 ore potrebbe succedere di tutto. Al punto che il ceo di YouGov, Stephan Shakespeare, ha sottolineato come "al momento, i dati suggeriscono che c'è agitazione su tutti gli schieramenti con i conservatori, i laburisti e i liberal-democratici tutti in grado di aumentare o diminuire i seggi da qui alle elezioni". Per rendere l'idea dell'incertezza che regna tra i sondaggi che girano in queste ore, basta vedere le rilevazioni pubblicate oggi dal Washington Post, con i conservatori che riuscirebbero a guadagnare ben 31 seggi, con il 77 per cento di possibilità di controllare la maggioranza del Parlamento.

 

 

Fermo restando che una vittoria laburista resta estremamente improbabile, i rischi di un precario governo di minoranza dei Tory – ipotesi impensabile solo fino a qualche settimana fa – sono aumentati ogni giorno di più. Prima di Survation, era stato il sondaggio di YouGov per il Times a dire che il vantaggio dei Tory era ridotto clamorosamente a soli 4 punti percentuali (42 per cento contro il 38 per cento, del 1° giugno scorso) con un calo nel numero dei seggi. Entrambe le rilevazioni non tengono conto dell'attentato di Londra di sabato sera e nemmeno delle accuse rivolte da Corbyn a May sulla riduzione dei poliziotti a Londra; ma il terrorismo – e questa sembra un'ulteriore notizia di questa campagna elettorale britannica – non sembra influire sulle intenzioni di voto nella misura in cui ci si potrebbe attendere dopo 3 attentati compiuti tra Manchester e Londra in meno di tre mesi. Secondo la rilevazione di Kantar, aggiornata al 31 maggio, ciò che guida il sentimento dei britannici sono piuttosto il sistema sanitario nazionale (23 per cento) e i negoziati sulla Brexit (21 per cento). L'interesse per la sicurezza è fermo al 14 per cento, un filo più in alto di quella verso l'immigrazione, al 13 per cento. Il nodo dell'assistenza sanitaria è il primo argomento a interessare gli elettori della sinistra (42 per cento) mentre i conservatori sono focalizzati soprattutto sulla Brexit (39 per cento). 

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.