Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (foto LaPresse)

L'ultimo affronto di Erdogan

Redazione

Un altro dispetto turco, Berlino ritira Tornado e soldati dalla base di Incirlik

Missione fallita per Sigmar Gabriel. Il ministro degli Esteri tedesco non ha ottenuto dal suo collega turco Mevlut Cavusoglu il permesso per i deputati tedeschi di visitare la base aerea di Incirlik – da dove Berlino contribuisce con sei Tornado e 250 uomini alla coalizione internazionale contro lo Stato islamico. La Costituzione tedesca assegna il controllo delle Forze armate direttamente al Bundestag: per il governo è dunque inconcepibile che i deputati non possano visitare la base aerea simbolo della guerra all’Isis. Ad Ankara invece non importa. Per il presidente Recep Tayyip Erdogan l’occasione di fare dispetti ai tedeschi è troppo ghiotta: da mesi il sultano se la prende con la cancelliera Merkel, accusata prima di non aver condannato con sufficiente forza il tentato golpe del luglio 2016, poi di aver dato rifugio ai cospiratori gulenisti. In particolare, il novello presidente con pieni poteri non perdona al governo tedesco di aver concesso asilo politico a decine di turchi residenti in Germania che non vogliono tornare in patria temendo le persecuzioni del regime. Fra chi chiede asilo ci sono molti militari distaccati presso le basi Nato in Germania e altrettanti diplomatici accreditati nella Repubblica federale: funzionari che, come decine di migliaia di loro colleghi, rischiano di essere coinvolti in una purga erdoganista.

 

Eppure Merkel e i suoi alleati di governo socialdemocratici, Gabriel incluso, ce l’avevano messa tutta per compiacere l’irascibile alleato atlantico. Prima del golpe era stata la cancelliera tedesca a chiedere a una Ue largamente ostile a Erdogan – Francia e Mitteleuropa in primis – di versare sei miliardi alla Turchia, promossa sul campo guardiana delle coste greche così porose all’immigrazione. Ed era stata ancora Merkel a dare l’assenso, fra mille critiche, alla causa intentata dal leader turco al comico tedesco che lo aveva deriso e insultato in tv. Davanti a un Erdogan intenibile, per molti mesi Berlino ha reagito con calma. Anche di fronte all’estremo insulto, quando Merkel si è beccata della “nazista” pur non avendo vietato (come fatto da Austria e Olanda) ma solo osteggiato gli scalmanati comizi tedeschi dei ministri di Ankara, volati in Germania per mietere il voto della comunità turca. È vero che pronunciata da Erdogan – che con l’accusa di terrorismo ha sbattuto in carcere anche due giornalisti tedeschi – l’offesa fa un po’ sorridere, ma l’ennesimo ceffone turco alla Germania prova una volta ancora che la politica dell’appeasement non funziona granché. E mentre Berlino dovrà trovare altre vie per tutelare i propri interessi commerciali, confermare il piano di controllo dell’immigrazione e mantenere integrata l’ampia minoranza turca (4 milioni di persone), Gabriel ha annunciato il ritiro del contingente tedesco da Incirlik.