Gruppo di estremisti islamici nelle Filippine

Nelle Filippine lo Stato islamico tenta di conquistare una città

Redazione

A Marawi, nel sud del paese, il gruppo islamista Maute combatte contro le forze speciali. Il governo avverte: "Restate chiusi in casa"

Nelle Filippine un gruppo di combattenti affiliati allo Stato islamico ha assaltato la cittadina di Marawi. Le forze speciali sono intervenute e da ore è in corso un'operazione su larga scala per respingere l'attacco dei miliziani islamisti. Ai residenti è stato detto di chiudersi dentro le proprie abitazioni mentre almeno una quindicina di combattenti del gruppo estremista chiamato Maute e armati di fucili d'assalto ha preso il controllo di alcune zone della città. Il presidente Rodrigo Duterte ha dichiarato la legge marziale e lo stato di emergenza nella provincia meridionale di Mindanao.

    

Il generale Eduardo Ano, capo di stato maggiore, ha detto che almeno un poliziotto è rimasto ucciso e che altri 8 militari sono rimasti feriti. Il governatore della provincia di Lanao del Sur, Mamintal Adiong Jr, ha invitato i residenti a non uscire di casa e a buttarsi a terra nel caso sentissero colpi di arma da fuoco. Secondo alcuni testimoni i combattenti dello Stato islamico hanno preso d'assalto l'ospedale cittadino e hanno issato un vessillo del Califfato. Altri testimoni affermano che alcuni miliziani girano per le strade e sparano verso le case gli edifici istituzionali.

   

I ribelli di Maute (chiamati così in nome del loro fondatore, Abdullah Maute) sono noti anche con il nome di Stato islamico di Lanao o Daulat Ul Islamiya e hanno giurato fedeltà al Califfato nel 2015. Da anni i miliziani combattono contro il governo filippino, insieme ad altri tre gruppi islamisti affiliati all'Isis e attivi nel paese. Lo scorso anno Duterte aveva rivolto un appello ai sindaci musulmani delle cittadine del sud del paese affinché dialogassero con i gruppi armati islamisti per evitare un confronto armato. Se la crisi non fosse stata risolta per via diplomatica, aveva minacciato Duterte, l'alternativa sarebbe stata la legge marziale e l'intervento dell'esercito. "Ricordate, questa gente non ha idea di cosa siano i diritti umani, credetemi. Non permetterò che il mio popolo sia massacrato in nome dei diritti umani, sarebbe una cazzata", aveva assicurato il presidente filippino nel novembre scorso, usando come di consueto toni ben poco diplomatici.

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