Donald Trump (foto LaPresse)

Anche Trump finisce sul patibolo delle intercettazioni

Redazione

Il Washington Post pubblica la trascrizione di una conversazione del 2016 in cui il repubblicano McCarthy direbbe che il presidente è “pagato” da Putin. Ma nell'articolo aggiunge: “Difficile dire quanto le frasi debbano essere prese alla lettera”

“È difficile dire dalla registrazione quanto le frasi debbano essere prese alla lettera”. Poche parole messe lì, nel mezzo, dopo una trentina di righe che hanno raccontato, per filo e per segno, la trascrizione di una conversazione privata tra il repubblicano Kevin McCarthy, uno dei principali alleati di Donald Trump al Congresso, e Paul Ryan, speaker della Camera.

 

Una conversazione, avvenuta nel giugno 2016, in cui McCarthy avrebbe pronunciato testuali parole: “Ci sono due persone che penso siano pagate da Putin: Rohrabacher e Trump. Giuro su Dio”. La cosa, ovviamente, ha avuto l'effetto sperato. Poche ore dopo che il Washington Post ha pubblicato la notizia, il curriculum del presidente Usa, già messo duramente alla prova dalle rivelazioni degli ultimi giorni, si è arricchito dell'accusa più infamante. La prova delle prove: tutti, persino i Repubblicani, sapevano che Trump era a libro paga di Mosca.

 

Poco importa che lo stesso quotidiano, spieghi chiaramente che forse si trattava di una battuta. Poco importa che la trascrizione del colloquio riporti più volte la parola “laughter” (risata ndr). E poco importa, ovviamente, che lo stesso Ryan, attraverso il suo portavoce, parli di uno scambio di battute ironiche.

“L'intercettazione” c'è. Basta condirla con un po' di cultura del sospetto. E il gioco è fatto. Le prove, se ci sono, arriveranno. Nel frattempo Trump è e resterà l'uomo pagato da Putin. Vi ricorda qualcosa?