Martin Schulz (foto LaPresse)

L'effetto Schulz si sta già sgonfiando? Domenica c'è un test importante

Daniel Mosseri

Si vota nel Nordreno-Westfalia, il Land più grande di Germania, e gli ultimi sondaggi danno le due principali formazioni politiche appaiate al 32 per cento

Berlino. Guardare a sinistra, senza perdere di vista il centro. E tenere separati i piani statale e federale. E’ un sentiero stretto e non privo di pericoli quello imboccato da Martin Schulz in vista delle elezioni nel Nordreno-Westfalia domenica prossima, e in tutta la Germania a fine settembre. Il voto nella minuscola Saarland a marzo, e nel piccolo Schleswig-Holstein una settimana fa, ha dimostrato che per battere la Cdu di Angela Merkel non basta la faccia “nuova” dell’ex presidente dell’Europarlamento. I socialdemocratici hanno perso le elezioni sia da soci di minoranza di una grande coalizione capitanata dalla Cdu (in Saarland) sia dove guidavano il governo con il sostegno dei Verdi (Schleswig-Holstein). La stampa conservatrice ha irriso l’iniziale entusiasmo della sinistra per il ritorno in Germania di Schulz, un socialdemocratico sostanzialmente estraneo alla vita politica nazionale. Per Handelsblatt, il quotidiano dell’industria e della finanza, l’effetto Schulz “non si è propagato oltre i funzionari di partito e le redazioni di giornali come Die Zeit e la Süddeutsche Zeitung”.

 

Diversa l’analisi di Joachim Trebbe, politologo alla Libera Università di Berlino. Al Foglio Trebbe spiega che l’iniziale favore nei sondaggi dello scorso inverno è venuto meno “con il superamento dell’effetto novità, per l’arrivo di un candidato a rimpiazzo dell’ex leader Spd Sigmar Gabriel, uno che non aveva mai vinto un’elezione”. Per Schulz la situazione è diversa: da sempre a Strasburgo, lui un’elezione in Germania non l’ha mai fatta.

 

Domenica, poi, si fa sul serio: con i suoi 17,9 milioni di abitanti, il Nordreno-Westfalia è il Land più grande di Germania e gli ultimi sondaggi danno le due principali formazioni politiche appaiate al 32 per cento. Complice anche la fiacchezza dei Verdi, la governatrice uscente Hannelore Kraft (Spd) rischia non riuscire a strappare un terzo mandato. Il rischio è dover aprire anche a Düsseldorf alla Grande coalizione, che ai socialdemocratici porta sempre male. Dopo aver impostato la campagna elettorale sui temi della giustizia sociale e della lotta alla criminalità, a pochi giorni dal voto Kraft ha escluso categoricamente la possibilità di una coalizione rosso-rosso-verde. Quella cioè incoronata in pompa magna pochi mesi fa alla guida del Land Berlino e che, pur non convincendo l’Spd, potrebbe aver i numeri per funzionare dal prossimo autunno anche a livello federale.

 

Sballottata dai sondaggi che la vogliono oggi al 40 e domani al 32 per cento, l’Spd naviga a vista: anche Schulz ha impostato la sua campagna elettorale chiedendo più giustizia sociale. Eppure, parlando a inizio settimana a una platea di imprenditori, il candidato cancelliere ha escluso di voler fare al paese “promesse sociali irrealizzabili”. Con l’occasione, lo Spitzenkandidat ha anche ringraziato l’ex cancelliere socialdemocratico Schröder per le riforme compiute che hanno permesso la crescita del paese. Nuova contraddizione: fino a poche settimane quelle riforme sembravano l’obiettivo principale della campagna di Schulz, che a Schröder rimproverava di aver alleggerito il costo del lavoro grazie alla creazione di un’intera categoria di lavoratori sottopagati e senza neppure la cassa malattia.

 

Inutile chiedere all’Spd di dettagliare la scelta programmatica per il voto si settembre: le sezioni dedicano maggio all’elaborazione di proposte e contenuti, mentre il congresso straordinario del partito è previsto a Dortmund a fine giugno. A debita distanza cioè dalle elezioni nel Nordreno-Westfalia, che saranno ovviamente cavalcate o degradate a fatto locale, a seconda del risultato. Secondo Trebbe, Schulz soffre dell’abbraccio governativo dell’Spd con Merkel: “Un conto è arrivare dall’esterno e mettere in discussione le scelte del governo a guida Cdu”, un altro è avanzare proposte concrete ed equilibrate, visto che l’Spd parla tanto alla working class quanto agli imprenditori. La difficoltà è anche quella di spiegare al centro il bisogno di più giustizia sociale in un paese dove, dati dell’Istituto per la ricerca sull’impiego (Iab) alla mano, il numero degli occupati è destinato a crescere di 670 mila unità nel solo 2017, e il tasso di disoccupazione è al 5,8 per cento. Se l’Spd non dovesse vincere le elezioni nel Nordreno-Westfalia, il Land dove Martin Schulz è nato, è possibile che il partito si muova più verso sinistra, distanziandosi ulteriormente dal governo federale. Ma Martin l’europeo non può neanche tanto sporgersi da quella parte, “visto che anche Linke e Verdi pescano in quest’area”, conclude Trebbe.