Moon Jae-in festeggiato dai suoi sostenitori (foto LaPresse)

Così la Corea del Sud festeggia il nuovo presidente Moon

Giulia Pompili

Come previsto, a vincere le elezioni presidenziali è stato Moon Jae-in, l'uomo che vuole tendere la mano alla Corea del nord e riaprire la strada alla "Sunshine policy" con Pyongyang

Seul, dalla nostra inviata. La festa è iniziata presto, con un tripudio di immagini sui social network che fotografavano gli stemmini rossi, quelli che rappresentano il voto in Corea del sud. A Gwanghwamun, la piazza principale di Seul, centinaia di sostenitori già dal pomeriggio aspettavano il countdown delle urne chiuse. Come previsto, a vincere le elezioni in Corea del sud è stato Moon Jae-in, il sessantaquattrenne liberale del Partito democratico che dopo una campagna elettorale a tempo di record - indetta subito dopo il processo di impeachment dell'ex presidente Park Geun-hye - è riuscito a convincere più del quaranta per cento degli elettori (secondo gli exit polls, i dati ufficiali al momento non sono ancora stati resi noti).

  


Il Korea Herald, già dopo poche ore, parlava di una vittoria "landslide". Avvocato per i diritti umani, figlio di un rifugiato nordcoreano, Moon è una figura nota alla storia politica sudcoreana, ma soprattutto, oggi, rappresenta il grande cambio di passo della storia conservatrice del paese. È lui il "negoziatore", come lo ha definito il Time, l'uomo che vuole tendere la mano alla Corea del nord e riaprire la strada alla "Sunshine policy" con Pyongyang. 

  

 

Con la Casa Blu, il palazzo presidenziale di Seul, vacante dal 10 marzo scorso, Moon già domani mattina s'insedierà come presidente della Repubblica, e avrà già in mano tutti i poteri operativi. Alle otto di sera la folla in piazza Gwanghwamun, in attesa dei primi exit poll, è esplosa nei festeggiamenti. Soltanto tre ore più tardi, quando ormai era chiaro chi fosse il vincitore di questa tornata elettorale, Moon è arrivato in piazza - con la spilla gialla che ricorda la tragedia del traghetto Sewol appuntata sul bavero della giacca - e ha salutato i suoi elettori: "Non dimenticherò le vostre speranze e i vostri desideri".

 

 

E intanto i coreani correvano ad ascoltarlo, nonostante la pioggia, e anche quando il nuovo presidente si è allontanato protetto da un lungo cordone di polizia, il palco della campagna elettorale ha continuato a suonare la musica K-Pop, e a far ballare i suoi sostenitori. Tutti gli altri avversari nella corsa presidenziale hanno riconosciuto la sconfitta. Alla fine del conteggio, l'affluenza alle urne dovrebbe raggiungere l'ottanta per cento, una percentuale tra le più alte degli ultimi decenni. 

 

 

 

(Foto e video di Giulia Pompili)

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.