Il comizio di Marine Le Pen a Bordeaux (foto LaPresse)

Il voto dei cattolici in Francia ha un peso, ma non sarà quello decisivo

Giuliano Ferrara

Aborto e nozze gay non sono temi di campagna, i candidati si guardano bene dal farsi stanare. La più efficace, al momento, è Marine Le Pen

C’è da essere scettici sul voto cattolico cosiddetto, in Francia. Fillon dice che porta al governo il braccio politico del movimento che riempì le piazze contro le nozze gay. E divora ostie, a Pasqua anche in una chiesa ortodossa. Macron ricorda di essersi battezzato da adolescente, per scelta, prima di andare a scuola dai gesuiti dove incontrerà in una professoressa di Lettere il grande amore coniugale. Mélenchon si propone anche lui, specie ora che ha cominciato a crederci, come un cristiano di base e di formazione, di prima militanza, ci mancherebbe. Hamon non ci prova nemmeno, quel tipo di socialista è mangiapreti, ed è comunque del tutto fuori gioco. Ma ha colpito la critica al Papa sull’immigrazione di Marine Le Pen. Non è lei che sulla carta dovrebbe essere tutta Dio, Patria e Famiglia? C’è un po’ di confusione, e nel paese della laïcité tutta la faccenda è piuttosto subliminale che non parte significativa del discorso pubblico. Questione di segni e di segnali, segnali di fumo.

 

Souche vuol dire radice in senso non botanico, lignaggio, allude alla genealogia, all’originario. Terroir, diverso da territoir, è paesaggio, ambiente rurale e regionale, cultura come modo di vita. Non dico che souche e terroir nella campagna elettorale in corso, e forse in parte nella storia nazionale francese, vengano prima di Dio, ma poco ci manca; e comunque si combinano meglio del Padreterno e della fede, di questi tempi, con Patria e Famiglia. Ecco perché la Papessa incontrastata del souche e del terroir si può permettere una certa distanza dal Papa migratorio custode della dottrina sociale della chiesa.

 

Rispetto a quella americana, la francese è l’altra rivoluzione, si sa, è molto diversa. Il voto degli evangelici negli Stati Uniti ha un peso tradizionale, e si è fatto sentire anche nell’ultima tornata: meglio un puttaniere pazzo che gli abortisti politicamente corretti, diciamo così. Il Dio degli americani è un Creatore illuminista e cosmopolita che ci fa tutti eguali nei diritti di creature, come recita la dichiarazione di Indipendenza. Il Dio dei francesi è parte del patrimonio popolare, ha una tempra mistica e terragna, appartiene misticamente alla comunità non meno che agli individui credenti, forse anche di più. La Francia è inoltre la patria del Gallicanesimo, il cattolicesimo d’obbedienza nazionale che è servito a monarchia e stato per consolidarsi nell’assolutismo politico e che sarà alla base della legge sulla laicità del 1905, obbligante per tutti, all’apogeo della III Repubblica molto massonica e cristiana de souche.

 

Certo, è sul giornale fillonista estremo, il Figaro, che Sylviane Agacinski, psicoanalista di talento e moglie dell’ex primo ministro socialista Lionel Jospin, ha attaccato ieri Macron per la sua ambiguità sull’utero in affitto. Macron sulla questione fa il finto tonto, da buon bobo, e si era spinto a dire che bisogna battersi perché alla gestante per conto d’altri sia corrisposto un giusto salario in cambio di un sicuro consenso, facendo di una questione di libertà e dignità della donna e della filiazione un fatto freddamente contrattuale e privato, diciamo di mercato. E la Agacinski picchia duro. Ma non è che aborto, mostro sacro del mainstream, o nozze gay siano temi di campagna, i candidati si guardano bene dal farsi stanare e nessuno ha tanta voglia di stanarli in merito. E poi, a dirla tutta, la chiesa di Francesco ha molto da dire sulla carità universale, che non può conoscere le limitazioni di uno spirito del terroir e del souche, ma non è precisamente all’avanguardia nella battaglia sui princìpi non negoziabili. Qualche allineamento di umori cattolici c’è da aspettarselo, ma niente di decisivo: se è per la tradizione, per il lignaggio, per la chiusura nei valori popolari della sicurezza e dell’identità, la cara Marine ha la sua formula, per adesso (no previsioni) la più minacciosa ed efficace.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.