Turchia, Erdogan accelera sul referendum costituzionale (foto LaPresse)

Sempre più sultano

Erdogan accresce a dismisura il suo potere grazie al controgolpe

Enrico Cicchetti

Il presidente ottiene il via libera dal Parlamento per la riforma costituzionale che gli dà ancora più poteri. Ora c'è l'incognita del referendum

Sabato mattina il Parlamento turco ha votato a favore di un pacchetto di emendamenti costituzionali per espandere i poteri del presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan. La riforma ha ottenuto il sostegno di 339 deputati su 550, e ha superato così la soglia del 60 per cento (330 voti) necessaria per sottoporre il progetto a referendum. Il disegno di legge è sostenuto dal partito di governo Giustizia e Sviluppo (Akp) e dal suo partner di fatto, il Partito d'Azione Nazionalista (Mhp), e sarà sottoposto al voto popolare entro due mesi.

Il processo di voto è stato contestato e in aula i parlamentari si sono scambiati insulti che sono sfociati in risse che hanno mandato tre persone in ospedale. Il punto più basso è stato toccato quando i sostenitori dell’Akp hanno strappato la protesi al braccio del membro d'opposizione Safak Pavey, ex diplomatica delle Nazioni Unite, che nell'aggressione è rimasta ferita.

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Le modifiche costituzionali sanciscono il passaggio da un regime parlamentare a uno presidenziale. Ma la riforma istituzionale contiene tutti gli elementi che potrebbero portare la Turchia lontano dalle norme fondamentali di uno stato democratico e pluralista. Il disegno di legge infatti limita di molto la separazione dei poteri e il sistema di controlli ed equilibri istituzionali con una svolta autoritaria che dà ancora più poteri al presidente Erdogan. Ma oltre al contenuto del progetto, anche la procedura di approvazione della riforma ha incontrato le critiche dell'opposizione. L'Akp ha scritto la proposta sotto la supervisione dei consiglieri presidenziali senza un vero dialogo politico. Anche gli ultimi ritocchi sono stati aggiunti in seguito a incontri a porte chiuse con l’ultradestra dell’Mhp. La fase parlamentare è stata ugualmente priva di un dibattito democratico, con i partiti della maggioranza che hanno cercato di spingere il disegno di legge in violazione delle norme procedurali. “Redatta in linea con i desideri del presidente Erdogan, la nuova costituzione proposta concentra il potere nelle mani di un singolo individuo e sfuma i confini tra il partito al governo e lo stato”, scrive sul sito di informazione al Monitor Ali Bayramoglu, accademico turco e commentatore politico. “Il paese si sta avvicinando a uno dei momenti più drammatici della sua storia democratica e costituzionale. Indipendentemente dal risultato del referendum, la Turchia sta entrando in una nuova èra politica”.

Per Erdogan, che ha governato la Turchia da primo ministro e poi da presidente per 14 anni, il via libera al referendum potrebbe permettergli di rimanere alla guida del paese fino al 2029. Il risultato voto popolare comunque non sembra essere scontato. L’osservatorio A&G dice che il "Sì" è in testa, con il 52 per cento, mentre Metropoll ha indicato il "No" al 51 per cento.

 

Gli schieramenti politici

Il partito di ultradestra Mhp aveva lanciato negli anni scorsi una campagna per il ripristino della pena di morte, poi abolita in Turchia in ottemperanza agli impegni assunti con l'Unione europea in vista di una adesione futura. Nel dibattito in corso sulla riforma costituzionale, però, l’Mhp non ha più sollevato questa richiesta, e secondo gli osservatori politici il partito potrebbe ricevere un incarico di governo come premio per il suo sostegno. 

I sostenitori della principale forza di opposizione, il Partito Repubblicano del Popolo (Chp) e il Partito Democratico Popolare filo curdo (Hdp) si oppongono alla riforma ma nel 2015, alle ultime elezioni generali, il voto combinato per le due forze ha raggiunto solo il 36 per cento. Per l'opposizione, inoltre, la campagna per il "No" si terrà in un ambiente ostile. Il leader dell’Hdp Selahattin Demirtas, oratore carismatico in grado di spostare molti voti, è in carcere, mentre la maggior parte dei media turchi sono stati censurati. Il campo del "No" è ancora in minoranza, anche se si aggiunge il 2,5 per cento portato in dote da altri piccoli partiti. Così, a determinare il risultato saranno i voti dei sostenitori del partito Giustizia e Sviluppo. I sondaggi indicano che il 20 per cento dell'elettorato di Erdogan ha delle riserve sul pacchetto costituzionale. Senza contare il fattore sicurezza: mentre il referendum si avvicina, eventuali operazioni militari turche in aree curde in Siria e in Iraq o attacchi terroristici all'interno del paese rischiano di aumentare i sentimenti nazionalisti e influenzare l'esito del voto.