Laura Boldrini (foto LaPresse)

Quel "mostro" d'Israele

Giulio Meotti

Se Boldrini accoglie alla Camera chi incita contro “il regime sionista di assassini nemici dell’umanità”

Roma. Quando la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, venerdì scorso ha ricevuto a Montecitorio una delegazione palestinese, compresa l’ambasciatrice in Italia Mai Alkaila, ha compiuto una forzatura, ma pur comprensibile nell’ambito di relazioni diplomatiche, nata certamente dalla genuina volontà di rilanciare i negoziati fra israeliani e palestinesi. “Incontro con ambasciatrice Palestina Alkaila che ha denunciato stallo processo di pace”, recitava l’account Twitter della presidente della Camera. Ma quando Boldrini ha accolto anche il rappresentante in Italia di al Fatah, Yousef Salman, forse avrebbe dovuto prima informarsi a chi stringeva la mano e chi c’era alla propria sinistra nella photo opportunity. Era sufficiente un breve giro sull’account Facebook di Salman per capire che non si trattava di un politico interessato all’accordo con Israele né uno preoccupato per lo “stallo del processo di pace”.

  

“Nemici della civiltà, della democrazia e dell’umanità”: così Salman il 24 marzo ha definito Israele, anzi “l’arroganza sionista”. Ovunque ricorrono nei suoi post paragoni fra Hitler e Israele: “Il nazifascismo è stato sconfitto dagli uomini e dalla storia, anche il sionismo lo sarà…”, si legge il 13 marzo. “I sionisti ormai si sentono i padroni del mondo, onnipotente, lo stesso sentimento che ebbero i nazisti”, in data 27 febbraio. A volte il tono di Salman si accende: “Morte all’occupazione israeliana” (1° ottobre 2016). Lo scorso 23 luglio ha lasciato intendere un paragone fra gli israeliani e gli animali: “Chi ha creato il mondo, non poteva fermarsi a loro (gli animali): loro non si ammazzano stupidamente, non raccontano bugie e falsità, non credono di essere superiori a nessuno, non rubano per hobby e non usano il loro Dio per rubare, liquidare o dominare gli altri”. L’11 febbraio 2016, invece, Salman scriveva: “Dio liberaci dai mostri, il filo spinato israeliano…”. Ne ha spesso anche per i media italiani: “Rai News 24, la Tv sionista in Italia” (7 maggio 2016) e Piero Marrazzo, “il vigliacco” (26 dicembre 2015, corrispondente Rai da Gerusalemme). Il rappresentante di Fatah in Italia ha condiviso (12 dicembre 2015) anche una “soluzione del conflitto israelo-palestinese”. E quale? “Spostare lo stato di Israele negli Usa: gli israeliani sono perlopiù amati dagli americani, gli Usa accoglierebbero gli israeliani nelle loro case a braccia aperte, gli Usa hanno moltissima terra dove poter sistemare Israele come 51esimo stato”. Così che “il medioriente sarebbe di nuovo un posto pacifico”. Anche l’altro personaggio fatto entrare dalla presidente Boldrini a Montecitorio è davvero poco moderato. Tale Bassam Saleh, segretario di Fatah in Italia, alla sinistra di Boldrini nella foto. In data 16 febbraio, Saleh postava su Facebook: “Il popolo palestinese è chiamato di nuovo a continuare la sua lotta per abbattere il regime sionista di apartheid”. Chiaro. Il 2 novembre 2016, Saleh è ancora più diretto nell’invocazione a sradicare Israele: “68 anni fa viene trapiantata una entità estranea nel mondo arabo…”.

 

Il signor Saleh è anche “presidente dell’Associazione Amici dei Prigionieri Palestinesi”. No, non sono tanti Mandela di Ramallah ingiustamente incarcerati da Israele, ma terroristi e attivisti dell’Intifada. La stessa ambasciatrice palestinese incontrata da Boldrini, Mai Alkaila, due giorni fa su Facebook ha commemorato Abu Youssef, Kamal Adwan e Kamal Nasser, i tre terroristi palestinesi di Settembre Nero eliminati da Israele in Libano nell’aprile 1973 per la loro partecipazione al massacro degli atleti israeliani di Monaco. Qualche domanda è lecito porsela: a chi stringe la mano, Boldrini? Ieri la presidente della Camera ha fatto entrare a Montecitorio due agnelline, Gaia e Gioia, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla macellazione degli animali. Ecco, non sarebbe male se Boldrini la sensibilizzasse anche sulla campagna palestinese di incitamento a macellare le ragazzine israeliane. E’ la stessa lama da cucina che sgozza Gaia e Gioia.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.