Jeroen Dijsselbloem (foto LaPresse)

La gaffe di Dijsselbloem spacca la sinistra europea e diventa un assist per Renzi

Luca Gambardella

Il presidente dell'Eurogruppo, socialista, discrimina tra il sud dell'Ue che spende per "donne e alcol" e il nord che arriva in soccorso. I compagni di partito chiedono le sue dimissioni

Roma. Nella settimana della celebrazione dei 60 anni del Trattato di Roma, degli appelli alla solidarietà e all'unione di tutti contro i populismi, ci ha pensato il capo dell'Eurogruppo, il socialista olandese Jeroen Dijsselbloem, a rinvigorire il clima divisivo tra gli stati membri e la sinistra europea. In un'intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il presidente del Consiglio dei ministri delle Finanze dell'Eurozona, nonché ministro dell'Economia olandese, ha accusato i paesi del sud dell'Europa di avere sprecato i loro soldi "in donne e alcol" e poi di aver "supplicato" i paesi del nord "per ottenere aiuto". Parole definite "volgari" e "insultanti" dai suoi stessi compagni di partito al Parlamento europeo, al culmine di un periodo tutt'altro che florido per la sinistra europea. Alle elezioni della settimana scorsa il Labour olandese (PvdA), di cui lo stesso Dijsselbloem è membro, è passato dal 25 al 5 per cento dei voti (in confronto col voto di cinque anni prima).

 

I membri del Partito socialista europeo lamentano anche il rifiuto di Dijsselbloem a presentare delle scuse o a rettificare le sue dichiarazioni. Piuttosto, il capo dell'Eurogruppo ha ribadito che la solidarietà europea deve basarsi sul rispetto delle regole, in primis quelle sul bilancio. "Se essere severi sulle regole e prenderle seriamente viene interpretato come un attacco, questo è un errore", ha risposto Dijsselbloem ai parlamentari portoghesi, spagnoli, italiani e greci. In una riunione al Parlamento europeo, il ministro olandese ha cercato di calibrare meglio le sue parole ("Anche l'Olanda diversi anni fa non ha rispettatogli impegni presi", ha detto), ma senza successo. A stretto giro, molti membri dell'élite socialista europea hanno chiesto le dimissioni di Dijsselbloem perché, secondo l'europarlamentare spagnolo Gabriel Mato, la neutralità stessa del capo dell'Eurogruppo è ormai compromessa.

  

 

Anche l'ex premier italiano Matteo Renzi ha colto l'occasione per contestare la tecnocrazia di Bruxelles. Su Facebook il segretario del Pd ha scritto che Dijsselbloem "ha perso una ottima occasione per tacere", che le sue sono state "battute stupide", da "Bar Sport". "Penso che gente come Dijsselbloem, che pure appartiene al partito socialista europeo anche se forse non se ne è accorto, non meriti di occupare il ruolo che occupa. E prima si dimette meglio è. Per lui ma anche per la credibilità delle istituzioni europee", ha scritto Renzi. Sulla stessa linea anche il presidente del Partito socialista europeo, Gianni Pittella, che si è chiesto se il ministro olandese sia ancora "adatto" a ricoprire la presidenza dell'Eurogruppo: "Non ci sono scusanti per questo linguaggio, soprattutto per qualcuno che dovrebbe essere un progressista". L'attacco a Dijsselbloem è proseguito in Spagna, dove sia dal ministro degli Esteri Santos Silva, sia l'europarlamentare Ernest Urtasun, hanno chiesto all'olandese un passo indietro: "Forse è simpatico per voi – ha detto Urtasun a Dijsselbloem – ma non penso. Vorrei sapere se questa sia stata la vostra prima dichiarazione per ricandidarsi alla presidenza dell'Eurogruppo".

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.