Il corpo di Denis Voronenkov, ucciso a Kiev (foto LaPresse)

Corsi e ricorsi nella Russia comunista e in quella putiniana

Giuliano Ferrara

Espulsioni, espropriazioni, bandi, morti in carcere e ora una maledetta vasca da bagno. Che fighi girano nella Mosca di Putin

Wow!, come dicono le ragazze americane prese da un moto di sorpresa e di incanto. Questo Putin è proprio un figo. Ieri a Mosca è caduto dalla finestra del quarto piano, ma per azzardo non è ancora morto, un avvocato del caso Magnitsky che stava per agire in tribunale contro le versioni ufficiali. Ieri a Kiev un tizio ha sparato a Denis Voronenkov, ex deputato di opposizione alla Duma (comunista), marito di una celebre cantante anche lei deputato (ma di Russia Unita), uno colpito da accuse di frode fiscale, rifugiatosi in Ucraina da qualche mese, dove aveva testimoniato in tribunale contro il presidente filorusso estromesso dal potere, spingendosi a dire che l’annessione della Crimea era stato un errore e che il fervore patriottico di Putin era un fake. Wow! In Russia si sta come d’autunno sugli alberi le foglie (Giuseppe Ungaretti). Per Voronenkov la cosa è complessa perché la moglie ha due figli con un gangster russo che, dice lei, voleva farla tornare in Russia eliminando l’antagonista a mezzo di sicario, un delinquente fatto e finito morto anche lui nella sparatoria. Cherchez la femme, dunque. C’è sempre qualcosa da cercare negli omicidi a sfondo politico della Russia di Putin.

 

Nikolai Gorokhov, l’avvocato che ha fatto il saltino quasi mortale, ha anche lui la sua bella motivazione ufficiale: stava trasportando una vasca da bagno in casa sua, dicono le autorità, tipica situazione da caduta libera. Con quello che è successo a Mosca (o a Londra) dal polonio di Litvinenko in giù siamo costretti a credere a tutto, quindi possiamo tranquillamente non credere in alcunché. Dobbiamo però sapere, ci crediamo o no, che l’avvocato Gorokhov, incorso nell’incidente, lavora per Bill Browder. E chi è Bill Browder? Che c’entra? Bill Browder è un nome alla Dashiell Hammett o alla Raymond Chandler. E’ il nipote di Earl Browder, capo dei comunisti americani negli anni Quaranta e prima leader sindacale e del socialismo agrario. Morto nel 1973 a Princeton, Earl è noto alla storia per aver tirato fuori il Partito comunista degli Stati Uniti dall’Internazionale comunista di osservanza sovietica e staliniana tre anni prima del suo scioglimento, che avvenne nel 1943 per facilitare la diplomazia di Molotov. Era uno stalinista riformato, uno che voleva costruire una specie di Partito democratico di sinistra, una sorta di socialdemocrazia spinta e legata ai sindacati, di cui Earl era stato un valoroso e pazzo dirigente, allo scopo di rooseveltizzare la sinistra americana e opporsi ai liberal filocapitalisti già da allora, e nella genuina o entusiastica ansia di consolidare l’alleanza di americani e russi contro Hitler e Mussolini e il Sol Levante.

 

All’inizio, come racconta in un recente pamphlet l’esperto scrittore di cose comuniste Alexandre Adler (“La chute de l’empire américain”, Grasset), sia l’ambasciatore a Washington Litvinov sia il ministro degli Esteri Molotov sia il capo-poliziotto Lavrentij Berja (poi eliminato come stalinista antipartito sotto Kruscev, dopo la morte di Stalin) erano favorevoli al progetto. Ma il cognato del terribile Andrej Zdanov, il commissario culturale e ideologo totalitario, che si chiamava Alexander Scherbakov e all’epoca era commissario politico dell’Armata rossa, all’orecchio di Stalin, fulminò il disegno autonomista e progressista di Browder dicendogli chiaramente che interesse del potere in Russia era una rete di partiti comunisti fedeli pronti alla Guerra fredda, altro che Roosevelt. Per Earl era finita lì, e fu espulso dal partito. Per suo figlio Felix la via fu la matematica, di cui era un talento, e l’insegnamento.

  

Ma il nipote Bill Browder era attratto dalla Russia e dal denaro, lavorava tra Wall Street e la City, e dopo l’89 si mise a fare soldi tra gli oligarchi di Eltsin. Ma tanti, tanti soldi, era diventato uno dei più ricchi. Cofondato con un Safra, fatale famigliona di finanzieri svizzero-libanesi, il suo fondo Hermitage prosperò, fino a Putin e al suo giro. Allora arrivò un Vladimir Potanin, patrimonio netto 14 billions, che gli disse (c’è nelle memorie di Bill riportate da Adler): “Ma povero Browder, cosa credi… sei qui in Russia e il tuo diritto civile e commerciale non ha alcuna importanza. Alla fine della storia siamo noi che decidiamo che cosa si deve fare e chi deve diventare ricco. Non l’ha ancora capito?”.

 

Certo che i Browder non sono mai riusciti a spuntarla con l’interesse nazionale e di regime sovietico o russo (fa lo stesso). Bill non poteva essere espulso dal partito, fu dichiarato “una minaccia per la sicurezza nazionale”. Il suo fondo fu letteralmente rubato con metodi mafiosi e lui, costretto a ripartire in fretta da Mosca per decreto delle autorità, rischia la galera, come un Khodorkovsky, per accuse che premiano la mafia e infangano il nipote di Earl. Il quale cercò di difendersi con l’avvocato Sergei Magnitsky, che morì in carcere a Mosca nel 2009, dopo essere stato battuto e detenuto in condizioni pietose, delitto di stato che fu sanzionato dal Congresso americano con il Magnitsky Act, un caso di Guerra fredda dispiegata o di maccartismo, scegliete voi, contro gli espropriatori e gli assassini della cupola oligarchica protetta e nutrita da Putin. Corsi e ricorsi. Dal nonno al nipote. Espulsioni, espropriazioni, bandi, morti in carcere, e ora quella maledetta vasca da bagno. Dashiell Hammett, che con la Lillian Hellman, con John Ford, con Dos Passos, con John Steinbeck e Upton Sinclair, con Clifford Odets e altri faceva parte della crema maledetta degli artisti di nonno Earl, non avrebbe saputo raccontare meglio la fine dei sogni del nipote Bill. Wow, che fighi girano a Mosca. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.