Emmanuel Macron (foto LaPresse)

L'ex sindaco di Parigi Delanoë si schiera con Macron e aggiunge: Hamon “è pericoloso”

Mauro Zanon

Choc e rabbia nell’entourage del candidato all'Eliseo del Ps. Pare siano in arrivo altri endorsement da socialisti di peso per il leader di En Marche!. I rischi dell’“appartamento Macron”

Parigi. Manca un mese e mezzo al primo turno delle presidenziali francesi, e mentre François Fillon, dei Républicains, continua a trincerarsi per difendere la sua candidatura, e Marine Le Pen, presidente del Front national, pensa già al ballottaggio, a rue de Solférino, sede del Partito socialista, è giunto il momento di scegliere la propria scuderia, il cavallo su cui puntare: Benoît Hamon, vincitore delle primarie socialiste e capofila della gauche giacobina, o Emmanuel Macron, leader di En Marche! e promotore di un progetto liberal-modernista di riconciliazione nazionale. Entrambi hanno superato la soglia delle 500 firme di patrocinio richieste dalla legge francese per presentare la propria candidatura (1.039 per Hamon, 1.074 per Macron), ma come raccontava ieri il Figaro, i tenori del Ps sembrano essere più propensi a salire sul carro del secondo, che al primo turno, stando agli ultimi sondaggi, sarebbe a un solo punto percentuale di distanza dalla Le Pen, e in netto vantaggio su Fillon.


L'ex sindaco di Parigi di Bertrand Delanoë (foto LaPresse)


Alcuni hanno già fatto il loro endorsement per l’ex ministro dell’Economia, che due settimane fa ha ricevuto il pesante sostegno di François Bayrou, leader dei centristi del MoDem, e “terzo uomo” delle presidenziali del 2007. Altri sono in procinto di farlo, e i restanti, a partire dal presidente della Repubblica, François Hollande, aspetteranno probabilmente la settimana che precede il primo turno del 23 aprile per esporsi. Contro tutti i pronostici, ieri mattina è arrivato l’appoggio significativo, e a dir poco sorprendente, di Bertrand Delanoë, ex sindaco di Parigi (dal 2001 al 2014), che gli osservatori parigini immaginavano accanto a Benoît Hamon, a maggior ragione per il fatto che la sua ex delfina e attuale sindaco della capitale francese, Anne Hidalgo, è in prima fila tra i suoi sostenitori.

“Il candidato che si avvicina maggiormente alle mie idee di socialista, riformista, europeista e realista è Emmanuel Macron”, ha invece affermato Delanoë su France Inter, aggiungendo di non ritrovarsi nel progetto “pericoloso” di Hamon, che non sarebbe in grado di produrre un “progresso sociale”. Le dichiarazioni di un peso massimo della gauche parigina come Delanoë hanno fatto andare di traverso il caffè ai sodali di Hamon, con Aurélie Filippetti, ex ministra della Cultura, che ha parlato senza mezzi termini di “tradimento”. Per il candidato del revenu universel e delle 32 ore, si tratta di un altro schiaffo doloroso, dopo la defezione del presidente dell’Assemblea nazionale, Claude Bartolone – “attualmente, ho difficoltà a riconoscermi nella campagna di Hamon”, ha detto – e le perplessità di Patrick Kanner, ministro della Città di Hollande, che ha chiesto “prove d’amore” a Hamon nei confronti della sua famiglia politica.

 

In privato, sono molti altri i ministri che manifestano i loro dubbi sulla candidatura di Hamon e sono pronti ad accelerare la loro traversata verso il porto macronista, nonostante il messaggio del primo segretario del Ps, Jean-Christophe Cambadélis, che ha chiesto di “non precipitarsi” e di “mantenere sangue freddo”. Tra questi, il meno dubbioso, è Jean-Yves Le Drian, influente e apprezzato ministro della Difesa del quinquennato hollandiano, che potrebbe ufficializzare il suo appoggio al presidente di En Marche! già nelle prossime ore. Secondo fonti interne citate dal Figaro, Le Drian, che fa parte della cerchia di fedelissimi del presidente Hollande, starebbe facendo pressione sugli hollandiani e gli altri ministri indecisi dell’esecutivo per accelerare la diaspora verso Macron. “Per ora, l’Eliseo si sforza di calmare gli ardori dei potenziali macronisti. Con un parola d’ordine: nessun annuncio fino alla pubblicazione della lista dei candidati convalidata dal Consiglio costituzionale il prossimo 18 marzo”, scrive il Figaro.

 

Dopo Gérard Collomb, sindaco di Lione, e Daniel Cohn-Bendit, fondatore di Eelv, si allunga dunque la lista dei pesi massimi della gauche saliti sul carro di En Marche!. Ma si allarga anche l’“appartamento Macron”, come lo ha definito ieri il Figaro, una coalizione forse troppo eteroclita, che potrebbe certo funzionare alle perfezione ma anche mostrare presto le sue crepe. La convivenza tra coinqulini di origini diverse, si sa, non è mai facile.