Così le multinazionali si mettono l'elmetto per difendersi dai tweet minacciosi di Trump
Toyota e le altre si rivolgono sempre più spesso a strateghi aziendali, guru e consulenti per non farsi trovare impreparate dagli attacchi a 140 caratteri del presidente americano
"Con il presidente Trump alla Casa Bianca bastano 140 caratteri per mandare un’azienda nel panico”, scrivono sul Wall Street Journal Rebecca Ballhaus e Vanessa Fuhrmans https://www.wsj.com/articles/president-trumps-tweets-have-companies-playing-defense-1486981801. Dopo le minacce di nuovi dazi per contenere la delocalizzazione in Messico, rivolte il mese scorso dal presidente eletto a General Motors e Toyota, http://www.marketwatch.com/story/trump-threatens-toyota-with-tax-if-it-builds-plant-in-mexico-instead-of-us-2017-01-05?link=sfmw_tw “le compagnie di tutto il paese stanno elaborando piani” e “war room” per coordinare le strategie di difesa in caso di tweet a sorpresa del presidente. Gli strateghi aziendali “dicono che stanno studiando la possibilità di piazzare pubblicità su news e talk show quotidiani “Morning Joe” di Msnbc, “O'Reilly Factor” di Fox e sulla Cnn – programmi e canali da cui, pare, Trump prenda ispirazione” per i suoi cinguettii. “Altri hanno iniziato a promuovere in maniera aggressiva la creazione di posti di lavoro, nel tentativo di decapitare ogni possibile critica” su questo fronte.
Il Wall Street Journal ha sentito Alex Contant, partner dell’azienda di comunicazione Firehouse Strategies che ha lavorato a lungo con i repubblicani e che conferma: “Ogni impresa e associazione a Washington sta pensando a come rispondere a un tweet di Donald Trump”. Pochi giorni prima dell’attacco del presidente, Scott Vazin, il capo dell’ufficio della comunicazione di Toyota, sapeva già che qualche tegola stava per cadere sulla testa dell’azienda perché Trump aveva iniziato a prendersela con le compagnie che investivano in Messico. In sole due ore, mentre il titolo aveva iniziato a precipitare in Borsa, la multinazionale dell’auto giapponese aveva una risposta pronta, con dati sul lavoro e cifre di investimenti fatti sul suolo nordamericano.
“Altre compagnie hanno avviato misure più proattive”, assicura il Wsj: “Brain Krzanich, eco dell’Intel Corp, è andato direttamente alla Casa Bianca per promuovere il piano di investimenti da 7 miliardi della compagnia in Arizona”. “Siamo molto felici”, ha twittato Trump, in risposta. Gli esperti consigliano alle maggiori aziende di ripassarsi bilanci e investimenti negli Stati Uniti, giusto per essere pronti a reagire. Il consulente Eric Denzenhall, sentito dal quotidiano americano, spiega che molti gruppi non possono credere al fatto che “i destini delle loro aziende dipendano da un cellulare nelle mani di un tizio”.
L'editoriale dell'elefantino