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L'occidente che fa finta di nulla quando il terrore islamico colpisce Israele

Redazione

Quando i morti sono israeliani eliminati a casa loro, lo strazio raccontato per intere paginate non trova spazio. I casi di Rep. e Corriere

Roma. “Camion fa strage di soldatesse”, titolava ieri il Corriere della Sera in prima pagina. “Tir contro soldati”, rispondeva da par suo Repubblica con algida sintesi, arrivando persino a dire con Renzo Guolo che la responsabilità della strage di Gerusalemme è frutto della politica scelta da Israele sulle colonie. A leggerla così, pare che un mezzo pesante, forse per la carreggiata ghiacciata – ci hanno raccontato per tre giorni che a gennaio, pensa un po’, fa freddo e nevica tanto – sia innavertitamente piombato su delle soldatesse intente a fare chissà che in mezzo alla strada. E non, come invece è stato, un attentato in salsa berlinese o nizzarda, con un terrorista che nel pieno delle sue facoltà mentali requisisce un Tir, vi sale a bordo, lo mette in moto e lo indirizza dove sa che può ammazzare più persone possibili: uomini, donne, vecchi e bambini. Intenti a visitare un mercatino natalizio o a festeggiare il 14 luglio davanti al mare. Obiettivo unico: la strage contro gli infedeli.

 

Ma quando di mezzo c’è Israele, quando i morti sono israeliani eliminati a casa loro, lo strazio raccontato per intere paginate non trova spazio. Niente storie strappalacrime, giovani vite spezzate, i peluche a bordo della strada, con dotte analisi sul terrore che può colpire ovunque creando angoscia e interviste a intellettuali che ci spiegano come le città non siano più sicure.

Il problema, ancora una volta, è la negazione della realtà, e cioè che il terrorismo uccide non per questioni legate alla povertà sociale (si leggano i discorsi papali) o alla solitudine o a qualche non meglio precisato problema psicologico. La ragione è sempre la stessa: si ammazza per odio ideologico, perché il nemico è l’infedele, e l’infedele va abbattuto. Eliminato. Una consequenzialità banale nella sua drammaticità. Lo ha fatto ieri al Qaida, lo fa oggi il jihadista del Califfato, lo farà domani qualcun altro. Continuare a far finta di nulla dopo aver pianto le solite quattro lacrime e aver osservato qualche sobrio minuto di silenzio significa aprire la strada alla sottomissione (e non serve tirar fuori Houellebecq), senza neppure accorgersene.

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