Donald Trump (foto LaPresse)

La sindrome anti Trump dei liberal

Redazione

La delegittimazione insensata è la stessa che c’era con Bush, ma peggio

Durante gli anni della presidenza di George W. Bush, gli attivisti e parte degli elettori liberal erano presi da un morbo particolare, la sindrome da squilibrio di Bush. Il nome l’ha ideato Bernard Goldberg, che in una column pubblicata su Real Clear Politics mette in guardia dall’arrivo di una nuova ondata virale, molto più terribile della precedente: la sindrome da squilibrio di Trump. Dalla notte elettorale americana, ha scritto Goldberg, il malessere che ha colpito i liberal non è solo metaforico. Quel giorno molti sono svenuti o hanno vomitato. Nelle università, luogo della sacralità del “safe space”, gli studenti hanno organizzato ritrovi per piangere insieme (Cornell), rimandato i test a causa dello choc generale (Yale), organizzato stanze speciali piene di libri da colorare per scaricare l’orrore post elettorale (University of Pennsylvania), si sono rivolti in massa ai servizi di sostegno psicologico per riprendersi dal trauma (Vanderbilt).

 

Una signora novantenne di nome Ruth, malata di cancro, ha scritto al Miami Herald che l’elezione di Trump è peggio della sua malattia: la sindrome da squilibrio di Trump è più grave del cancro! E’ un fenomeno di repulsione fisica irrazionale che si era già verificato con Bush e ora si ripresenta, molto peggiore, con il neopresidente. Ma – l’abbiamo già scritto in occasione delle proteste dei giorni successivi al voto – il vero malessere è quello del sistema democratico davanti a queste forme di delegittimazione dissennata. Chi denuncia Trump come una minaccia per la democrazia e dice che “Trump non è il mio presidente”, scrive Goldberg, non si accorge di essere la vera minaccia democratica.

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