L'ottimismo dell'economia americana

Redazione

Il dollaro forte scaccia i fantasmi dell’apocalisse di Trump

La realtà del dollaro forte e le prospettive di un ulteriore rafforzamento nel corso dell’anno appena cominciato hanno ovvie ricadute negative per le esportazioni americane, che in questi anni hanno raggiunto livelli da record anche grazie alla competitività della valuta, ma più in generale si tratta del segno più chiaro di un ritrovato ottimismo. Dove tutto parla di paura, incertezza, disgregazione, protezionismo e apocalisse annunciata dal suo cavaliere supremo, Donald Trump, il consolidamento del dollaro mostra lo stato di salute dell’economia americana.

 

Il dollaro forte testimonia aspettative di crescita solide, tali da permettere alla Fed di proseguire nel programma di aumento dei tassi iniziato il mese scorso. La manovra renderà gli asset americani più appetibili per gli investitori, e già gli analisti raccontano di una grande corsa al dollaro destinata a espandersi nei prossimi mesi. L’apprezzamento della valuta americana riguarda il cambio con l’euro ma anche con lo yen giapponese e il dollaro australiano: nel 2016 il dollaro è cresciuto del 3,1 per cento in rapporto a una selezione di sedici valute scelte dal Wall Street Journal. Si tratta di un consolidamento a livello globale che incentiverà viaggi e investimenti americani all’estero, dove il potere d’acquisto cresce, e avrà l’effetto di mettere sotto pressione grandi esportatori di merci a basso costo come la Cina e player emergenti nel settore dell’energia. Niente di più desiderabile per Trump, che ha fatto della guerra alla concorrenza sleale dei mercati stranieri una bandiera.

 

Lo stimolo fiscale evocato dal presidente eletto ha aiutato la crescita del dollaro, e quando il capo della Fed, Janet Yellen, ha annunciato il rialzo dei tassi dopo gli anni delle iniezioni di liquidità e della normalizzazione rimandata, Trump si è ben guardato dal criticare la decisione, lui che pure aveva villaneggiato Yellen senza alcuna remora in campagna elettorale. L’azione della Banca centrale favorisce il ritorno degli investimenti in America, obiettivo di quel presidente che doveva spaventare a morte i mercati e deprimere la fiducia degli investitori. Il dollaro forte dice che sta succedendo il contrario.

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