Barack Obama e Vladimir Putin (foto laPresse)

Gli obiettivi russi di Obama

Enrico Cicchetti

Chi ha sanzionato, chi ha espulso, i compound e il ruolo delle intelligence russe

Gli Stati Uniti hanno annunciato l’espulsione di 35 diplomatici e agenti dei servizi russi e la chiusura di due centri di intelligence, in risposta alle presunte ingerenze di Mosca nelle presidenziali 2016 che avrebbero danneggiato i democratici con attacchi informatici e che potrebbero aver alterato l’esito elettorale. Obama ha lasciato intendere che l'hacking è stato fatto anche con il permesso esplicito di Putin, se non addirittura ordinato da lui personalmente. L'obiettivo, concordano ora la Cia e l'Fbi, era quello di favorire l'elezione di Donald Trump. La Casa Bianca ha fatto sapere che entro il 20 gennaio, quando Barack Obama dovrà lasciare lo Studio ovale, verrà pubblicato un report con le prove. “Grizzly Steppe” è il nome del report congiunto pubblicato da Fbi e Dipartimento della Sicurezza interna americano sulle soluzioni tecniche adottate per eseguire gli attacchi informatici: malware (“virus” informatici e frammenti di codice che possono rubare di nascosto informazioni), indirizzi Ip utilizzati e altre tracce lasciate durante le incursioni nei sistemi associati alle elezioni, al governo e a enti del settore privato statunitense.

L'attacco sarebbe iniziato nell'estate del 2015, con un semplice trucco: gli hacker avrebbero inviato a più di 1.000 persone che lavorano per il governo e per gruppi politici americani, delle e-mail con un malware nascosto che sembravano provenire da siti web legittimi e da domini internet legati a organizzazioni degli Stati Uniti e istituzioni educative. Coloro che hanno aperto le email corrotte avrebbero fornito dati d’accesso e creato il punto d’appoggio per l’hacking. Una volta all'interno, il gruppo soprannominato "Advanced Persistent Threat 29" o "APT 29," avrebbe utilizzato le credenziali rubate per espandere l'accesso alle directory e ad altri dati, portati all’esterno grazie a email inviate da diversi account attraverso canali di comunicazione criptati. Una seconda ondata di attacchi sarebbe partita nella primavera 2016.

 

Già a metà dicembre il presidente uscente aveva dichiarato che prima di abbandonare la Casa Bianca si sarebbe occupato delle interferenze degli hacker russi sulle elezioni presidenziali statunitensi. L’intelligence americana sosteneva di aver individuato attori legati al governo russo che avrebbero fatto breccia nella sicurezza informatica statunitense e sfruttato Wikileaks per diffondere migliaia di email sottratte al partito democratico, compreso il presidente della campagna di Clinton, John Podesta. Secondo i funzionari americani, le agenzie d’intelligence del presidente russo Vladimir Putin avrebbero trasformato il tentativo iniziale e generico di screditare la democrazia americana in un appoggio concreto a Trump, che "Putin riteneva – sostiene un funzionario Usa – essere più amichevole verso la Russia, soprattutto in materia di sanzioni economiche" rispetto alla rivale democratica.

 

Giovedì è dunque arrivato l’annuncio di Obama: disposta la chiusura di due storici edifici, uno a New York e uno a Washington, utilizzati dai diplomatici russi per organizzare incontri e ritenuti basi dell’attività di spionaggio. Ordine di espulsione per 35 diplomatici e funzionari sospettati di essere spie russe in territorio statunitense e sanzioni contro due agenzie di intelligence del Cremlino, il Gru – potente servizio segreto militare russo che secondo gli 007 americani ha disposto gli attacchi informatici – e l'Fsb, intelligence della Federazione russa, erede del Kgb sovietico. Sanzioni economiche colpiscono inoltre tre aziende "che hanno fornito sostegno materiale alle operazioni cibernetiche del Gru". Nel mirino degli Stati Uniti anche quattro funzionari di alto livello di quest'ultima organizzazione, compreso il suo attuale direttore, Igor Valentinovich Korobov, e tre dei suoi subordinati: Sergey Aleksandrovich Gizunov, Igor Olegovich Kostyukov, e Vladimir Stepanovich Alekseyev.

 

Fondato nel 1918 da Lenin, il Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie o Gru, Direttorato principale per l'informazione, è il servizio informazioni delle forze armate russe che, a differenza del Fsb non dipende dallo stato maggiore. Totalmente indipendente dagli altri maggiori centri di potere dell'Unione Sovietica, il partito e il Kgb, fino al 1978 l’esistenza del Direttorato era pressoché sconosciuta, al di fuori della ristretta cerchia dei membri dell'intelligence. Se dalle ceneri del Kgb sono nate due nuove agenzie, l'Svr (Servizio di intelligence estero) e l'Fsb (Servizio di sicurezza federale), il Gru non si è mai diviso, non ha subito battute d’arresto ed è sopravvissuto al crollo dell’Urss mantenendo non solo il medesimo nome dell'epoca sovietica ma anche un ruolo da protagonista nei servizi segreti russi.

 

Secondo la Federazione degli scienziati americani: "Anche se talvolta paragonato all'Agenzia di intelligence della Difesa statunitense, le sue attività sommano quasi tutte quelle svolte dall'insieme delle agenzie militari di intelligence statunitensi, e da altre organizzazioni nazionali. Il Gru raccoglie informazioni attraverso attaché militari e agenti esterni". Il Cremlino ha due servizi di intelligence esterni indipendenti, il Gru, che risponde al ministero della Difesa, e l’Svr, che risponde direttamente al Presidente. Mentre il Fsb si occupa di controspionaggio interno, lotta al terrorismo, sorveglianza e protezione delle frontiere.

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