Donald Trump (foto LaPresse)

Trump vuole litigare con la Cina?

Redazione

Il tira e molla tra il presidente eletto e Pechino è un gioco pericoloso

La seconda puntata della telenovela tra il presidente eletto Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping è andata in onda l’altro ieri su Fox News Sunday. Trump, commentando la famosa telefonata del 2 dicembre scorso avuta con la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, ha detto: “Comprendo la politica di ‘Una sola Cina’, ma non capisco perché dovremmo essere vincolati a essa”. “Non mi piace che la Cina mi detti l’agenda”, ha detto Trump, e poi: “Siamo stati colpiti dalla svalutazione cinese, ci tassano alle frontiere, stanno costruendo fortezze nel Mar cinese meridionale. E francamente non ci stanno aiutando per niente con la Corea del nord”. Donald Trump ha confermato ciò che in molti avevano sospettato (anche a fronte dello stipendio che Taipei aveva pagato a Bob Dole per fare lobby presso i repubblicani): la telefonata con la leader di Taiwan non era stata una gaffe, ma una precisa strategia di apertura al paese.

 

Le reazioni cinesi sono state in linea con il clima: il Global Times ha scritto ieri che Trump ha le conoscenze di un bambino per quanto riguarda la diplomazia, e gli ha consigliato di leggere qualche libro di storia. Nel frattempo, la propaganda cinese sui social network si è scatenata. Ma come si interpreta questa mossa con la nomina ad ambasciatore americano in Cina di Terry Branstad, vecchio amico di Xi Jinping? Forse tutto ciò a cui stiamo assistendo è davvero fiction. Ma continuare ad alzare l’asticella della tensione con la seconda economia del mondo, senza ancora avere una strategia definitiva in Asia, a chi giova?

Di più su questi argomenti: