A Cuba il regime ha imposto fino a oggi un controllo molto stretto sull'uso di internet (foto LaPresse)

Google sbarca a Cuba

Maurizio Stefanini

Il motore di ricerca fa breccia, finalmente, nel muro del sospetto con cui il regime di Castro guardava a internet. Ma per parlare di una reale liberalizzazione del web sull’isola è ancora troppo presto

Fidel Castro è morto due settimane fa, tra 40 giorni si insedia alla Casa Bianca Donald Trump, che ha minacciato di tornare indietro sul “disgelo” trattato tra Barack Obama e Raúl se il regime dell’Avana si ostina a non fare passi avanti sul fronte del pluralismo e dei diritti umani. Ma nel frattempo ecco l’impresa di Google e della Empresa estatal de Telecomunicaciones de Cuba (Etecsa) che hanno firmato un accordo per migliorare l’accesso a internet nell’isola. Finora, Cuba ha mantenuto uno dei livelli di connettività più bassi del mondo per il sospetto con cui il regime ha sempre guardato a internet, considerato una minaccia al monopolio sull’informazione. Un sospetto, a dire il vero, che è anche in drammatica contraddizione con la propaganda ufficiale sulle conquiste dell’istruzione e della scienza realizzate dalla Rivoluzione. Per non parlare delle oggettive necessità di un’apertura economica voluta da Raúl.

Sostanzialmente finora a Cuba l’accesso a internet è stato proibito nei domicili privati ed è stato reso possibile solo a giornalisti, avvocati e accademici con autorizzazione governativa, o ai turisti negli hotel. Dal luglio del 2015 sono state inoltre aperte alcune centinaia di zone Wifi in luoghi pubblici, ma la tariffa è di due dollari all’ora per la connessione, in un paese dove il reddito medio è tra i 10 e i 20 dollari al mese. Estendere internet pur tenendolo sotto controllo è una quadratura del cerchio che il regime di Pechino, per esempio, è riuscito per ora a fare: sia inventando il motore di ricerca alternativo Baidu, sia sviluppando sofisticati sistemi di censura informatica. Ma ciò sembra al di sopra delle possibilità di un piccolo paese come Cuba. L’accordo tra Google e Ectesa cerca dunque un altro compromesso, offrendo agli isolani una rete di server chiamata Google Global Cache in cui sono inclusi alcuni prodotti popolari e di ampio uso: da YouTube a Gmail.

La mossa ha la benedizione di Barack Obama, che al funerale di Fidel ha mandato il proprio consigliere alla sicurezza, Ben Rhodes, col mandato di approfittare della visita per fare incontri relativi ad apertura e normalizzazione. Proprio questi incontri avrebbero gettato le basi sia per l’accordo di Google sia per quelli di altre importanti imprese americane, dalla General Electric alle compagnie di navigazione Royal Caribbean e Norwegian, che dal 2017 aggiungeranno la meta cubana alla loro offerta di crociere dopo l’approdo, lo scorso primo maggio, della Carnival. Da ricordare che già da marzo Google aveva aperto a Cuba una specie di “ambasciata”, ubicata nello studio di Alexis Leyva “Kcho”, un artista plastico apprezzato a livello internazionale, ma che nel contempo tra 2008 e 2013 è stato deputato all’Assemblea nazionale del Potere popolare di Cuba, il Parlamento del regime a partito unico. Lì si offre gratis una connessione molto più veloce che nel resto del paese e si possono utilizzare prodotti Google di ultima generazione.

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