Allarme Russia

Redazione

Trump ridicolizza la Cia. Se ci sono prove d’interferenza, mostratele

Quando Donald Trump dice che la Cia è “ridicola” nell’accusare la Russia di Vladimir Putin di interferenze nelle presidenziali americane e che, se lui avesse perso e avesse tirato fuori una questione simile, tutti avrebbero gridato “alle teorie del complotto”, ha gioco facile nello sminuire il ruolo delle spie americane: ha citato i report sulle armi di distruzione di massa mai trovate in Iraq, ha detto che la Cia è fatta di pregiudizi e di imbambolati, e ha già ridimensionato il problema. In realtà il ruolo della Russia nelle elezioni americane, ma più in generale nelle relazioni internazionali, è una delle questioni più importanti del mondo di oggi. I giornali americani raccontano le inchieste parallele di Cia e Fbi, del ruolo che le due istituzioni hanno avuto nella tornata elettorale – i liberal sconfitti non hanno ancora digerito l’incursione anti Hillary del capo dell’Fbi Comey – e della reazione del Congresso, che ora chiede un’inchiesta ad hoc.

 

Molte domande restano senza risposta: perché, se Obama era già a conoscenza del report della Cia, non lo ha reso pubblico? Perché non possiamo vederla anche noi, la pistola fumante contro la Russia? Il Wall Street Journal scrive che se davvero la Cia “ha un alto livello di certezza” sulle motivazioni di Putin, “sarebbe la prima volta nella storia”, visto che l’agenzia non s’è accorta, tra le altre cose, dell’invasione della Crimea né della base nucleare iraniana di Fordo. Ma il punto è: se le prove ci sono, mostratecele. Quel che vuole fare la Russia è decisivo, se ha un piano destabilizzante, come sembra, è bene saperlo, soprattutto per l’Europa, per noi, che rischiamo di rimanere pericolosamente schiacciati dalla dialettica esclusiva Mosca-Washington.

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