Attacchi ai mercatini natalizi e a Disneyland: sgominato un commando jihadista in Francia

Mauro Zanon

Nuove operazioni contro alcuni aspiranti martiri che avevano già una data per attaccare: il primo dicembre. Erano guidati dalle terre del Califfato ed erano tutt’altro che giovani disperati

Parigi. C’era già una data, il primo dicembre, e gli obiettivi da colpire per fare un’altra stage di infedeli: il mercatino di Natale sugli Champs-Elysées, la sede della polizia giudiziaria al 36, quai des Orfèvres, il parco divertimenti Disneyland Paris, una stazione della metro parigina, diverse chiese e alcuni caffè del Ventesimo arrondissement. I terroristi interpellati tra la notte di sabato e domenica scorsa a Strasburgo e a Marsiglia erano pronti a un “attacco imminente”, ha dichiarato oggi pomeriggio il procuratore della Repubblica di Parigi, François Molins. Con la stessa modalità di attacco del 13 novembre 2015, i terroristi volevano colpire ancora una volta la Francia in alcuni dei suoi luoghi simbolici, ma questa volta volevano anche filmarsi mentre attaccavano altri innocenti.

“Un attentato imminente è stato sventato”, ha detto Molins durante la conferenza stampa, precisando che i terroristi, già in possesso dell’arsenale per passare all’azione, erano teleguidati da una persona che si trova attualmente nella zona siro-irachena. Secondo le ultime informazioni del fascicolo giudiziario aperto venerdì per associazione a delinquere e possesso di armi a fini terroristici, sono cinque i sospetti all’origine del progetto definito “mortifero” dal procuratore di Parigi. I quattro aspiranti martiri arrestati nel quartiere della Meinau, a Strasburgo, sono amici di lunga data, e contrariamente a quanto emerso dalle prime informazioni, non provengono dalla banlieue e non sono giovani fragili, disorientati e senza punti di riferimento.

Yassine B., francese di 37 anni, era un accompagnatore scolastico “adorato dai bambini”, un ragazzo “aperto e gentile”, secondo i vicini, ma abilissimo nell’arte della dissimulazione, della “taqiyya” islamica, al punto da compiere un viaggio in Siria e radicalizzarsi senza attirare la minima attenzione dei servizi. Hicham M., francese di 37 anni, lavorava come magazziniere ed era già stato condannato sei volte per piccoli crimini, mentre Samir B., franco-tunisino di 35 anni, possedeva un piccolo negozio di alimentari ed era stato condannato sette volte. L’ultimo del gruppo di Strasburgo si chiama Zakaria M., franco-marocchino di 35 anni, senza lavoro, e come Yassine B. era sconosciuto ai servizi.

I quattro ricevevano ordini attraverso l’applicazione Telegram da un jihadista che si trova attualmente nelle terre del Califfato, e soltanto il “nervosismo” mostrato negli ultimi giorni ha fatto scattare l’allerta massima a Levallois-Perret, sede della Dgsi, i servizi interni. Assieme al gruppo di Strasburgo, nella notte tra sabato e domenica, è stato fermato a Marsiglia Hicham E., marocchino di 46 anni, supersorvegliato dalla Dgsi, in seguito a ripetuti viaggi sospetti verso il Portogallo. Secondo il procuratore Molins, almeno tre dei cinque sospetti hanno manifestato velleità di partire in Siria per combattere nell’esercito califfale. Negli appartamenti di Yassine B. e Icham M. sono stati trovati, assieme a un arsenale di pistole e munizioni, una serie di scritti violenti che incitavano al jihad armato, manifestavano fedeltà allo Stato islamico e glorificavano il martirio, stando alle informazioni rivelate dal procuratore di Parigi.

Durante la perquisizione effettuata presso il domicilio di Yassine B., è stata trovata inoltre una chiavetta usb con due file che evidenziavano “la probabilità di una consegna di armi”, secondo Molins, cosi come le coordinate GPS di un deposito di armi. Icham E., a Marsiglia, disponeva di più di 4.800 euro ed era sul punto di acquistare delle armi. Per il momento non è ancora possibile confermare un legame tra i quattro jihadisti di Strasburgo e il terrorista marocchino fermato nella città focea. L’analisi del cellulare di Yassine B. ha permesso invece di mettere subito in evidenza le ricerche su Google Maps, per capire quali erano gli obiettivi privilegiati dal commando. Erano determinati a passare subito all’azione e volevano anche filmarsi per mettere tutto in diretta su Periscope.

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