Un soldato thai controlla un uomo e il suo bambino a Tak Bai, una città della provincia di Narathiwat, nella Thailandia del sud (foto LaPresse)

La Thailandia ha ammesso di avere un problema con il terrorismo legato all'Isis

Giulia Pompili

Un report australiano arrivato a Bangkok dice che alcuni cittadini, residenti nel sud del paese, avrebbero contatti con il Califfato. Il primo ministro, il generale Prayut, ha messo la sua intelligence a verificare la soffiata

Per la prima volta le autorità di Bangkok hanno ammesso che alcuni cittadini thailandesi, la maggior parte provenienti dal sud del paese, potrebbero avere dei legami – ideologici, ma anche finanziari – con lo Stato islamico. Il primo ministro thai, il generale Prayut Chan-o-cha, ha chiesto alle agenzie per la sicurezza nazionale di investigare su un report arrivato a Bangkok dalla polizia federale australiana, che dava conto di alcuni contatti via Facebook tra thailandesi e l'Isis. Secondo l'Australia, un numero non precisato di cittadini thailandesi avrebbero visitato almeno centomila volte pagine e siti internet dedicati al Califfato, e alcuni di loro avrebbero viaggiato in Siria nell'ultimo anno.

Il mondo intero è minacciato dallo Stato islamico. Tutti i paesi devono affrontare questo problema

(gen. Prayut) 

  

"Queste persone potrebbero aver cercato informazioni sull'Isis senza aver dato alcun supporto economico", ha detto il generale Prawit ieri, "Il mondo intero è minacciato dallo Stato islamico. Tutti i paesi devono affrontare questo problema". Le autorità thailandesi hanno sottolineato come non ci siano in realtà evidenze di un possibile prossimo attacco sul territorio, nonostante il ministero degli Esteri australiano abbia istituito un avviso di transito nelle zone più a rischio della Thailandia, quelle del sud. Un mese fa il Foglio era andato a vedere cosa succede a Pattani, una delle tre province che già da tempo è teatro di una guerra tra governo centrale e ribelli islamici (leggi qui il reportage di Massimo Morello). Mentre alcuni analisti negano un reale legame tra l'Isis e i gruppi islamisti del sud della Thailandia, la scomparsa del re, Sua Maestà Bhumibol Adulyadej, il 13 ottobre scorso, ha complicato la situazione dei rapporti col governo centrale. Guardare a ciò che succede nel sud-est asiatico, aiuta a comprendere quali saranno le prossime mosse di uno Stato islamico sempre più isolato in medio oriente. 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.